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Vaccini, Figliuolo: “Invieremo squadre sanitarie militari in Sicilia”

In un’intervista rilasciata a “La Stampa” il commissario straordinario all’emergenza Covid, il generale Francesco Paolo Figliuolo annuncia misure in arrivo per la Sicilia, una regione che va a rilento nell’inoculazione di vaccini. L’obiettivo è quello di superare le 500mila dosi giornaliere e per farlo non deve lasciare indietro le Regioni che vanno a passo più lento.

La soluzione? Mandare team itineranti dell’esercito in Sicilia per accelerare il tutto.

Il primo passo è coinvolgere medici e farmacisti nell’operazione: “In Italia ci sono circa 43 mila medici di famiglia e 20 mila farmacie. Se ogni medico inoculasse dieci vaccini al giorno, otterremmo 430.000 dosi in più alle quali se ne potrebbero aggiungere altre 100.000 per il ruolo delle farmacie. Le previsioni sono approssimative, ma se aggiungiamo a queste proiezioni quello che già facciamo possiamo riuscirci. Teniamo presente che i medici di base sono in grado di somministrare ogni anno 8-11 milioni di vaccini antinfluenzali in pochi mesi. I pazienti si fidano di loro, si rivolgono a loro con maggiore disponibilità rispetto a un anonimo seppur efficiente hub vaccinale. Per questa ragione auspico una sorta di emulazione virtuosa in modo che siano gli stessi pazienti a sollecitare il proprio dottore in base a quello che fanno altri suoi colleghi“.

Quanto fatto finora non è poco: “Due dosi di vaccino sono state inoculate a 7 milioni e mezzo di italiani, mentre tra chi ha ricevuto solo la prima dose e chi le ha avute entrambe il totale delle somministrazioni ammonta a 24 milioni. Ora puntiamo l’attenzione a quelle regioni che non hanno ancora raggiunto l’80 per cento degli ultra ottantenni immunizzati“.

Tra queste anche la Sicilia che necessita di un maggior controllo: “Invieremo sul posto squadre sanitarie militari. L’intervento di team itineranti ci consentirà di raggiungere anche i paesi più isolati. La vaccinazione degli over 80 è una questione di particolare importanza perché essi rappresentano la fascia più a rischio. E’ quindi prioritario sia tutelare le loro vite, sia evitare il collasso delle terapie intensive“.

 

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