L’inchiesta “Mirò” è nata nel 2019 con la richiesta d’aiuto da parte di una madre che si era rivolta al commissario di Partinico per far fronte alla tossicodipendenza del figlio. Fù quella, la scintilla che permise poi agli investigatori di mettere a nudo una rete di spaccio molto più ampia di quella che all’inizio si potesse pronosticare. Protagonista, anche un nonno che spacciava cocaina subito dopo aver accompagnato la nipotina in piscina o a scuola. La bambina, di soli 11 anni, come confermato da alcune intercettazioni, avrebbe contato il ricavo dello smercio di droga.
26 arresti
Il questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, ha spiegato che “su disposizione della Procura”, non sono stati resi noti né i nomi degli arrestati, che in tutto sono 26 (11 in carcere e 15 ai domiciliari), né gli atti dell’inchiesta senza i quali è stato complicato se non impossibile per i giornalisti ricostruire e approfondire la vicenda. In questura non è stato motivato il perché della scelta. Nell’ambito dell’inchiesta “Mirò”, è stato possibile comunque venire a capo, grazie alle indagini e ad alcune intercettazioni, a ben 270 operazioni di spaccio e oltre 170 telefonate organizzative. Ci sarebbero, oltre ai 26 arrestati, altri 60 indagati di cui però non si conoscono i nomi.
La strategia del nonno spacciatore
A capo delle operazioni di spaccio, ci sarebbe stato il nonno sopra menzionato che, come specificato in procura, non avrebbe esitato a svolgere la sua illegale attività dopo aver accompagnato la piccola nipotina a scuola o in piscina. La stessa, avrebbe pure contato i soldi racimolati dallo smercio di droga. L’anziano signore e un altro protagonista e collega di spaccio, si sarebbero serviti di collaboratori pronti a piazzarsi nelle zone dove la cocaina era richiesta. Questo smistamento di persone, ha reso ovviamente difficile le indagini agli inquirenti.
I dubbi della bambina
La bambina, costretta forse inconsciamente a contare i soldi del ricavo, aveva capito che si stava facendo qualcosa di non proprio trasparente. E’ emersa infatti una conversazione nella quale la nipotina spiega al nonno di aver visto atti simili in un film qualche sera prima: azioni criminali in cui si smerciava qualcosa in altri Paesi. Non ci sarebbe invece alcun contatto con “Cosa Nostra” anche se il questore ha spiegato come sia “difficile che tutto questo avvenisse senza che Cosa non ne fosse a conoscenza”.
L’ampia clientela e lo Zen coinvolto
La clientela era ampia e variegata: dai ragazzini di 16-17 anni ai grandi professionisti, per finire poi agli uomini di 60 anni. Pare, inoltre, che i pagatori “sleali” abbiano subito gravi ripercussioni: un cliente che avrebbe deciso di prendere la droga a credito, sarebbe stato infatti pestato. Ancora delle incertezze rimangono sui luoghi in cui tutto questo avvenisse, ma sono state rinvenute piccole dosi di cocaina nel quartiere dello Zen, che dunque, pare rientrare nel caso studiato dagli inquirenti.
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