La Nazionale Italiana tiene incollati alla tv milioni di telespettatori in queste calde giornate di Giugno, c’è quindi anche il tifoso che guarda con millimetrica attenzione ogni singolo dettaglio, anche quello proveniente dalla panchina.
E pesca un volto noto. Un volto che non associa a qualche squadra di serie A, ma alla parte tecnica, a qualcosa da pescare nei meandri della memoria.
E lo sguardo si posa su di lui: Emanuele Randelli. Forse per alcuni ancora questo nome e cognome non rievocherà nulla, che siano allora le immagini a far trasparire i ricordi…
Emanuele Randelli, fisioterapista nel giro della Nazionale dal 2014, ha un importante passato in rosanero. E’ lì che ha maturato grande esperienza e professionalità e conoscendo grandi campioni. Era presente nel momento di maggior splendore del club rosanero, nel momento più florido di quel Palermo, e in cui tante stelle si succedevano, era proprio il 2009-2010. Una figura dello staff che non poteva essere secondaria, ma era funzionale al percorso di quel grande Palermo.
Ma dal luglio 2010, quando tutto già in rosanero era un po’ sfumato, si trasferisce in pianta stabile alla Juventus, la prima esperienza è in terra sarda con il Cagliari, ma è con il Palermo che tocca con mano e vede crescere ogni giorno campioni, maturando il proprio percorso.
Ora la Nazionale di Mancini potrà usufruire del grande lavoro tecnico di cui il Palermo ha già potuto apprezzarne doti e qualità del lavoro. E ad occhi attenti quel volto non poteva sfuggire…
Un pezzo di Palermo sarà quindi nello staff di Mancini, un po’ di rosanero che ancora tinge l’Europeo.
Le doti dei fisioterapisti ex Palermo non sono nuove nel campo internazionale. Era il 2004 quando il Palermo tornava in A, dopo più di 30 anni dall’ultima volta. Le gesta di Luca Toni non sono mai rimaste fuori dall’occhio delle telecamere per i grandi record che infranse e per quanti gol realizzò.
Forse merito di quella straordinaria annata fu anche di un piccolo segreto che l’allora giovane attaccante rosanero custodì gelosamente: il fisioterapista Gianni Bianchi, allora al Palermo. Da quel momento in poi, da quel magico incontro nel capoluogo siciliano, Luca Toni lo scelse come terapista personale, portandoselo da Palermo sempre con sé, persino nell’esperienza al Bayern Monaco.
Come afferma in un’intervista al Corriere dello Sport: “Nel Palermo stavo come un papa, ma come facevo a dire no a Toni. Lo seguii, non immaginando quanto sarebbero stati duri i primi tempi al Bayern”.
Poi seguii personalmente anche Frank Ribery, il resto è storia.
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