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Gravina: “Niente stadi di proprietà, età media di 61 anni. Quadro sconfortante”

Calcio regole Gravina

Era in programma oggi il convegno organizzato dalla Lega Pro con la collaborazione dell’Istituto per la Competitività. Presente anche il presidente della FIGC Grabriele Gravina che si è espresso nel corso della seduta dal titolo “Oltre la dimensione agonistica, il ruolo dello sport nel Recovery Plan”, in particolare sul piano di sviluppo da attuare negli stadi.

“La Lega Pro ha sollecitato una ricerca accurata sul tema dell’impiantistica sportiva – ha esordito Gravina – e ha suggerito con una proposta concreta e soluzioni praticabili su come muoversi per il futuro. In FIGC è chiaro da tempo che sono due gli asset fondamentali per il calcio italiano: i settori giovanili e le infrastrutture. Entrambi servono per il rilancio sociale ed economico del Paese. L’Under 21 ha permesso un investimento sulle infrastrutture di 30 milioni di euro. Ma a parte questa microscopica parentesi il quadro è particolarmente poco confortante. Nell’ultimo decennio in Europa sono stati realizzati 153 stadi per un investimento complessivo di quasi 20 miliardi. In Italia ne sono stati realizzati solo tre: Juventus, Udinese e Frosinone, intercettando solo l’1% degli investimenti prodotti in Europa”.

Abbiamo stadi con l’età media di 61 anni – continuato il numero uno della Federazione – una percentuale di posti coperti in B e C intorno al 50%. In Serie A solo il 12% degli stadi utilizzano forme rinnovabili di energia. E sono pochissimi gli stadi di proprietà dei club. La FIGC ha dato vita a piccole prescrizioni nel manuale sulle licenze nazionali che oggi rendono un po’ più accoglienti le nostre infrastrutture. Dal 2015 al 2020 il numero dei seggiolini a norma UEFA sono aumentati di oltre il 60%, sono aumentate anche le dimensioni dell’area hospitality, e gli stadi hanno impianti di illuminazione migliori”.

“Abbiamo inoltre messo a disposizione il fondo ‘Salvacalcio’ – ha infine concluso Gravina -per favorire interventi infrastrutturali e abbiamo avuto un ottimo ritorno. Ma sono piccole iniziative: hanno smosso qualcosa ma serve una proposta che generi una forza dirompente. Come la proposta della Lega Pro con il ricorso al Recovery Plan. Senza di ciò corriamo il rischio di impiegare decenni per avere solo piccole sfumature di innovazione all’interno delle nostre infrastrutture”.

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