Il centrocampista nonché capitano rosanero Francesco De Rose si racconta in esclusiva ai microfoni de “La casadic.com”. Una scelta quella del calcio che non è stata semplice ma che ha raggiunto con fatica, dedizione e sacrificio:
“Sono partito dal San Fili, ma ad un certo punto avevo deciso di smettere. Ci sono dinamiche complesse che ti portano a fermarti, ma la mia forza mi ha permesso di non mollare e raggiungere un sogno”.
Tutto parte infatti dai campi della Promozione calabrese, dove il giovane Ciccio cresce sotto la cura di Fulvio Salerno: “Ha sempre creduto in me sin dalle giovanili, mi ha dato la forza di non mollare”.
Ma la figura che ha cambiato la sua vita, calcistica sicuramente, è stato Pino Rigoli : “Sono sempre stato attaccante, poi mister Rigoli mi ha raccontato che per lui ero un centrocampista. Non ero d’accordo, allora lui mi ha mandato per tre volte consecutive in tribuna (sorride ndr). Da quel momento ho giocato in mezzo al campo senza cambiare più posizione”.
Per non parlare di Mimmo Toscano, il cui rapporto va anche al di là del calcio:
“Con lui ho vissuto tutte le gioie del calcio, dalle promozioni a Cosenza a quella stupenda di Reggio. Sin dal primo istante – confessa – abbiamo instaurato un legame incredibile, ci basta uno sguardo per capirci. Quando ci siamo ritrovati dopo anni è come se non ci fossimo mai separati. Ci sentiamo spesso, c’è un rapporto speciale che va oltre il calcio”.
Una chiamata ha poi definitivamente cambiato ancora una volta le prospettive di vita di Ciccio De Rose, quella del Palermo. Una chiamata che, del resto non si può rifiutare:
“Palermo rappresenta l’occasione della vita e il premio di una carriera intera. Quando mi ha cercato il Palermo non ci ho pensato due volte perché è una piazza storica. C’era stato un primo contatto in estate ma senza nulla di concreto, poi a gennaio lo scenario è cambiato e ho scelto la Sicilia. Lo rifarei migliaia di volte. Spero di ricambiare l’affetto della gente sul campo, è incredibile come sono stato accolto. Mi trovo benissimo a Palermo, amo soprattutto il mare di Mondello”.
Sulla piccola figlia Ludovica: “Lei ama Palermo e i colori rosanero, si è ambientata perfettamente nell’atmosfera palermitana. Mi piace molto questa sua passione, infatti scherzando dico sempre che diventerà la mascotte del Palermo”.
“Una vita da mediano” come la celebre canzone, perché: “mi sono sempre ispirato a quei calciatori che si sacrificano dando tutto dietro le quinte, come Gattuso e Davids. Siamo consapevoli del recente passato di questa società. Il Palermo nell’ultimo decennio ha fatto cose straordinarie. Il nostro obiettivo è trasformare l’attuale realtà in qualcosa di grande attraverso la fatica e il lavoro, dando tutto. Da capitano ho sempre detto di non sbagliare con gli atteggiamenti, bisogna sempre far parlare il campo. Il nostro è un gruppo fantastico fatto di grandi professionisti. Se vuoi ricevere devi dare qualcosa agli altri”.
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