Trecentosessantacinque giorni fa; un anno. Era ottobre, proprio come ora, quando ai risultati, negativi e squallidi, si infiltrava minaccioso l’incubo Covid. Di questi tempi, un anno fa, il nero aveva divorato il rosa. Il Palermo era una squadra spacciata, ultima in classifica e che dopo qualche giorno, il 26 ottobre, avrebbe affrontato il derby di Sicilia (si, proprio quello che mancava da 7 lunghi anni), in 11 uomini più il portiere della Primavera, Matranga. Un ricordo indelebile a Palermo e non solo. Una pagina di sport oscura per tutto il calcio italiano.
Dalla rassegnazione partì il professionismo
Ultimo posto, ma non si giocava. Non c’era alcuna possibilità di riscatto, l’aspetto migliore che questo sport possa offrire. Il tifoso era affranto, c’erano solo tante critiche e, forse cosa più grave, tantissima rassegnazione. Prima 1, poi 2, poi 5, poi tutti quanti i calciatori positivi compreso il tecnico Roberto Boscaglia. Uno scenario grigio, senza via d’uscita. Un anno fa, come di questi tempi, il ritorno tra i professionisti si era presentato come un invito a scivolare di nuovo nell’inferno. Non andava bene niente, tanto in campo quanto fuori da esso.
Oggi il 3° posto è riscatto puro
A volte i tifosi pensino, a quanto è cambiato nel giro di un anno. Pensino che il 3° posto, anche se affettuosamente condiviso, oggi vuol dire riscatto vero, genuino. Pensino che anche se non esclusiva, quella postazione vuol dire tanto. Non nasconde i problemi, sia chiaro; però è ossigeno, è consapevolezza, è dubbio sulle critiche addossate a questa società, è riflessione profonda, per i tifosi, sul fatto che questa dirigenza poi non abbia lavorato male sul mercato. E’, forse, un’illusione? Può darsi pure che sia così.
Nessuna celebrazione, ma un invito per qualcuno
Di certo, oggi, c’è che il Palermo può giocarsela per i primi posti della classifica. Di sicuro c’è che il buio è dimenticato e di questi tempi, un anno fa, nessuno avrebbe pensato che a 12 mesi di distanza i rosanero potessero essere lì sopra. Nessuno. Forse neanche la stessa società. Non è un pezzo celebrativo del grande campionato condotto fino a qui, anche perchè grande non è stato. E’ per quella gente che neanche oggi vede del positivo, della luce in fondo al tunnel, della speranza. E’ per coloro che hanno pronta la bocca sempre alla critica. E’ per quei tifosi che per il covid lo scorso anno hanno perso la vita e che forse, erano gli unici che oggi, chissà, credevano nel 3° posto. E’ un invito, oggi, a sentirsi risollevati.
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