Ogni due settimane arriva puntualmente la prova del nove. E anche a Vibo Valentia (dove il Palermo torna per la 2° volta in questo campionato), i rosanero erano chiamati ad un esame importante, significativo. Perchè non si può vincere soltanto in casa per ambire ai piani alti della classifica e avere, in trasferta, una media punti da retrocessione. La squadra di Filippi, quest’oggi per la prima volta con uno schieramento a 4 dietro fin dall’inizio (conseguenza, forse, delle troppe emergenze in difesa), è stata la solita, incontinente, opaca, almeno quella vista nel primo tempo.
Golfo pazzo, il solito Palermo
Nessuna occasione e nemmeno troppa fortuna sul gol di Golfo arrivato con un cross sbagliato e finito in porta. Pelagotti nulla poteva, sulla traiettoria beffada del pallone. Il problema grosso della prima frazione di gioco, non è stato però il gol subito, ma il non aver saputo reagire (come spesso capita). Manovra troppo farraginosa, tanto nervosismo e i soiti palloni alti. Solo un’occasione, quella avuta da Silipo, che al tramonto della prima frazione di gioco ha rischiato di trovare il pareggio ma la palla si è stampata sul palo; sulla respinta, Fella ha calciato clamorosamente alto. A parte questa grande occasione, i rosanero non hanno creato pericoli, nè concreti nè potenziali. Anzi, è stata la Vibonese ad andare più vicina al 2-0: prima la grande parata di Pelagotti subito dopo il gol del vantaggio e poi con la traversa, sempre di Golfo (quest’oggi scatenato) con un bellissimo tiro a giro.
Vittoria di testa, non di modulo
Nel secondo tempo Filippi ha tolto Giron e ha messo dentro Valente, pur non cambiando il suo sistema di gioco a 4. A cambiare il match, sia chiaro, non è stato però il cambio di modulo; ma la testa. Nei primisimi minuti del secondo tempo sembrava che la squadra di mister Filippi fosse entrata ancor più “moscia” che nel primo tempo; e invece, tra il 50° e il 60° minuto, è cambiata la gara. E a cambiarla, è stato l’uomo inaspettato, quello criticato (e che anche oggi, bisogna dirlo nonostante tutto, non ha giocato benissimo): Giuseppe Fella. Prima l’ex Cavese e Monopoli ha raccolto un tiro di De Rose e in spaccata ha messo dentro il gol del pari; poi, al 59′, inserimento da attaccante vero e tocco di punta esterna a mandare il pallone all’angolino (accompagnato dal vento benefico di Vibo).
Testa e spirito, non altro
La testa. Quanto fa nel calcio questo aspetto. Non il modulo, non altro. Anche perchè, non è che in casa lo schieramento con la difesa a 3 vada bene e poi in trasferta cambia tutto. E oggi, non è assolutamente vero che sia stata la difesa a 4 a far vincere la partita al Palermo. Gli amanti dei moduli capiscano che in fondo lo schieramento c’entrava poco con la pochezza dei rosanero lontano dal Barbera. Oggi la squadra ha avuto carattere e consapevolezza della propria forza. Oggi c’è stato spirito, lo stesso che si vede in casa. La Vibonese è uscita, piano piano, dalla partita. Il Palermo ha mostrato maturità anche nella gestione.
Palermo 3°, trema il Catanzaro. Soleri la chiude
Diciamo che può essere la vittoria della svolta, simbolicamente perchè è la prima in trasferta; nei fatti, perchè è arrivata con una reazione agonistica che non si era mai vista. Sulla qualità di gioco ci sarà ancora da lavorare molto, ma anche quella è migliorata logicamente dopo il vantaggio (perchè la testa muove le gambe e migliora la qualità di gioco). Nel finale, c’è stato spazio anche per il gol di Soleri, entrato al posto di Brunori. E’ il 4° gol stagionale per l’attaccante scuola Roma, il 2° su azione. I siciliani sono 3° adesso, a meno 1 punto dal Catanzaro e a meno 5 dal Bari (che ha ancora una partita da giocare).
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