Palermo-Monopoli era una sfida importantissima per entrambe le compagini. Gli uomini di Filippi avevano la chance di agguantare il secondo posto, sia perché i pugliesi avrebbero potuto consacrarsi fra le competitor alla promozione diretta. Sulla base di queste premesse, è andata in scena una sfida particolarmente dinamica, con le squadre che si sono riversate in maniera positiva nella metà campo avversaria in cerca della rete vincente. Eppure, le formazioni iniziali dicevano 3-5-2 a specchio. Non esattamente la veste tattica di chi si vuole buttare a capofitto nell’area avversaria. Il primo tempo in effetti ha visto soltanto qualche squillo da parte delle due rivali, e gli unici due gol sono arrivati più su errori individuali della retroguardia che su azioni realmente manovrate e preparate. Qualche occasione da una parte, qualche bella parata dall’altra, ma Palermo e Monopoli finivano sempre per non farsi davvero male.
IL CAMBIO DI FILIPPI: SILIPO TRA LE LINEE
Tuttavia, con il fischio di inizio del secondo tempo, la musica sembrava cambiata. Il Monopoli si era impossessato della palla e continuava a spingere verso la metà campo rosanero, sebbene senza creare grosse preoccupazioni a Pelagotti. A quel punto, sale in cattedra Filippi: ritorno alle origini con un 3-4-1-2 caratterizzato da Silipo sulla trequarti a fare da raccordo tra centrocampo e attacco. Il classe 2001 si mostra subito in palla, anche se con la solita frenesia che gli fa sbagliare qualche pallone di troppo. Tuttavia, da quel momento il pallone torna tra i piedi dei rosanero, fino ad arrivare al gol di Brunori allo scadere. Silipo, con il tipico pressing peculiare del gioco di Filippi, ruba palla sulla trequarti e allarga verso Doda sulla destra. Più veloce di tutti però è l’attaccante col numero 9, che con il solito scatto in profondità trafigge l’incolpevole Loria.
LA VITTORIA DEL GIOCO IN UNA PARTITA A SCACCHI
Insomma, questa volta la risolve Filippi dalla panchina. Il Palermo non è perfetto, altrimenti avrebbe una posizione in più di quella attuale. Eppure, una delle sue armi più consolidate è proprio il sistema di gioco di Filippi, evidente sin dalle prime giornate di questo campionato. Difesa a tre che diventa a quattro o a cinque in fase di non possesso, pressing alto degli attaccanti, tanta densità a centrocampo, continuo dialogo tra esterni o trequartisti con le punte, pochi cross e tanta profondità per approfittare delle doti di corsa del reparto offensivo. Tutti marchi di fabbrica di Filippi, che da novellino della panchina si sta trasformando in un veterano.
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