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Catania, Pogliese: “Ripartire senza sciacalli e avventurieri”

Catania pogliese

Pogliese sul fallimento del Catania

Nella giornata di ieri è arrivata l’ufficialità del fallimento del Catania e in merito alla questione si è espresso il sindaco della città: Salvo Pogliese. Il primo cittadino ha voluto far emergere tutta la sua tristezza non solo come sindaco, ma anche come tifoso. Nel post pubblicato sulla sua pagina Facebook, ha ricordato i momenti da ragazzo passati in curva per sostenere la squadra sia in casa che in trasferta. Inoltre, ha promesso anche che seguirà da vicino l’evolversi della situazione e quindi della possibile assegnazione del titolo sportivo. Da qui anche una sorta di appello a qualsiasi acquirente, sottolineato che non accetterà nessuna figura ‘avventuriera’ per lucrare sui resti degli etnei. Per concludere ha voluto dunque esprimere vicinanza e solidarietà a tutti i dipendenti della società, che rischiano di perdere il posto di lavoro.

Il post del sindaco

“Sulle tristi vicende del Calcio Catania non posso che vivere sensazioni ed emozioni contrastanti: da una parte c’è il tifoso, il ragazzo che seguiva in trasferta la squadra del cuore, il “curvaiolo” innamorato del Catania 1946 e della “storia” difficile e tormentata della matricola 11700; e per quel ragazzo una storia è finita, per sempre, e ne sento tutta la tristezza.

Da Sindaco, invece, ritengo di dover ancora fare quanto è nelle mie facoltà perché la storia sportiva calcistica del Catania e di Catania possa ripartire su basi solide, con un progetto serio e professionalità adeguate, senza avventurieri o sciacalli a contendersi i “resti”. Le responsabilità del fallimento ci sono, è naturale, sono molteplici, vanno indietro nel tempo e la storia giudicherà. Per adesso seguo con attenzione gli sviluppi della brutta notizia di oggi e le scadenze future.

E a chi penserà o scriverà che ci sono cose più importanti del Calcio Catania dico che forse hanno anche ragione; dimenticano, però, che intorno a una squadra non si muovono solo sentimenti e senso di appartenenza (e non è proprio pochissimo…), ma famiglie che lavorano nell’indotto e lavoratori e lavoratrici che andranno in difficoltà; c’è l’immagine di una Città che sulla squadra di vertice costruisce visibilità e marketing territoriale. In questo momento penso a quei lavoratori e lavoratrici, come ad amici e Catanesi che per questa “storia” hanno perso la vita, per troppo amore e genuina passione. Nei prossimi giorni avremo maggiori elementi sui quali ragionare, oggi è il tempo del dispiacere e delle emozioni, spesso molto personali.

È stata una bella storia, Catania 1946.
Melior de cinere surgo”.

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