Raffaele Lombardo, ex presidente della Regione Siciliana, da oggi ha chiuso i conti relativi alle accuse della Procura di Catania, che lo accusava di concorso esterno all’associazione mafiosa e corruzione elettorale. Secondo quanto riportato dall’ANSA, Lombardo non era in aula nel momento della sentenza favorevole. La Corte d’appello di Catania ha stabilito che per la prima accusa il fatto non sussiste, mentre per il favoreggiamento alla mafia Lombardo non ha commesso il fatto. La Procura aveva dato il via all’inchiesta nel 2012, ma per fatti accaduti nel 2008. L’ipotesi si basava sul fatto che Lombardo avrebbe favorito clan di Cosa Nostra e per ottenere voti alle regionali di quell’anno. La richiesta era quindi di sette anni e quattro mesi, per l’accesso al rito abbreviato.
I PASSAGGI DELL’INCHIESTA CHE AVEVA COINVOLTO LOMBARDO
Nel corso di questi dieci anni vi sono state già alcune sentenze attinenti a tale inchiesta. La prima, emessa nel 2014, aveva condannato Raffaele Lombardo a sei anni e otto mesi per concorso esterno all’associazione mafiosa. Non dello stesso avviso la Cassazione, che aveva annullato la sentenza, rinviando ad altra sezione. Il nuovo processo ha poi portato alla decisione di oggi, che potrebbe aver messo la parola fine ad una inchiesta giudiziaria che va avanti da un decennio. Di sicuro, le sentenze contrastanti non sono mancate, rendendo ancora più intricata la questione, già enormemente discussa.
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