Un duro colpo è stato inferto al settore del delivery con l’acquisizione di Socialfood da parte di Glovo Italia. A confermarlo, dopo una serie di riflessioni, i due fondatori dell’azienda palermitana Giovanni Imburgia e Guglielmo Brino.
Adesso la proprietà è interamente nelle mani di Glovo che, da anni, opera in buona parte nel territorio nazionale. Inevitabile quindi la rabbia e la frustrazione di molti giovani rider che, da un momento all’altro, rischierebbero di trovarsi senza un’occupazione a causa di probabili selezioni del personale.
Alcuni dipendenti Socialfood del distretto di Palermo sono intervenuti ai microfoni della nostra redazione per manifestare tutto il loro dissenso verso una decisione tanto inaspettata quanto difficile da accettare.
La rabbia dei rider
“Hanno provato a convincerci che non cambierà nulla – ha detto uno dei tanti lavoratori che ha preferito restare nell’anonimato –. Hanno continuato a ripeterlo, sostenendo che noi rider possiamo comunque continuare a lavorare con Socialfood. Ci hanno suggerito di iscriverci già da ora al link di Glovo Italia così da avere ancora un’opportunità e decidere quali consegne accettare nell’arco della giornata, sulla base di ciò che conviene a noi. Nei prossimi giorni alcuni responsabili dell’azienda spiegheranno nel dettaglio come funzionerà Glovo Italia”.
“Hanno guardato in faccia la realtà parlando di un futuro nebuloso – ha aggiunto un collega, anch’egli nell’anonimato -. Diventeremo Glovo e tutti i locali Socialfood verranno assorbiti da questa azienda ma con un grosso punto interrogativo che riguarda proprio le condizioni contrattuali. Lavorare con Glovo significa sottostare a condizioni sicuramente diverse: ciò che preoccupa tutti, prevalentemente, è il rapporto lavorativo tra i colleghi. Rapporto che con Glovo sicuramente cambierà”.
“Sapevamo che un episodio del genere si sarebbe dovuto verificare, ma non immaginavamo con Glovo e soprattutto all’improvviso – ha fatto eco Jessica, studentessa e rider palermitana –. Chiaramente il cambiamento non giova a noi lavoratori perché poi, dopo un certo guadagno annuo, saremmo costretti ad aprire la partita IVA. È un aspetto molto svantaggioso e destabilizzante soprattutto per alcuni di noi impegnati a dover sostenere anche altre spese, tra cui universitarie e domestiche. Abbiamo poche certezze e non sappiamo cosa ci riserverà il futuro: tutti speriamo in qualcosa di positivo“.
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