La città di Palermo ha rappresentato una delle diverse tappe del pellegrinaggio intitolato a Carlo Acutis, dichiarato beato il 5 luglio 2018. A renderlo noto il club rosanero stesso che, in una nota, riporta la testimonianza del Presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli in un incontro tra calcio e religione.
Il comunicato del club
“Un giorno, passeggiando per Palermo insieme al Presidente Mirri, sono entrato nella magnifica chiesa di Sant’Agostino e, con grande sorpresa e gioia, ho trovato anche qui il nostro caro beato Carlo Acutis. Il destino ha voluto che fossimo nel capoluogo della Sicilia con i nostri amici del club rosanero, per ricordare a noi tutti gli ideali etici, morali ed umani dei quali Carlo Acutis è un puntuale riferimento. I nostri ragazzi devono fare amicizia con Carlo. Sentiamo l’assoluta necessità ed il bisogno, dice Ghirelli, di far conoscere ai nostri giovani i valoro trasmessi dal beato Acutis”.
Alle parole di Ghirelli fa eco il Presidente del Palermo Dario Mirri, che dichiara: “C’è un po’ di Carlo Acutis in ogni giovane che sogna un mondo migliore ma che, anziché sognarlo e basta, fa in modo di contribuire a cambiarlo con le proprie mani. Il nostro impegno condiviso, continua il numero uno rosanero, è quello di recuperare questo slancio, proprio valorizzando la storia e il percorso di Carlo, nella fede come nello sport, e farci guidare da quella scintilla del fare. I sogni li realizza solo chi ci crede davvero“.
“La legalità è un concetto che si lega, indissolubilmente con Palermo per noti motivi e si deve legare con lo sport che è fatto di regole – aggiunge il Presidente del Comitato Scientifico Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentareGian Carlo Caselli –. E’ infatti evidente che senza regole non c’è legalità: c’è caos, giungla, mafia. L’iniziativa della Lega Pro di Ghirelli è assolutamente meritoria e da condividere”.
“Il beato Acutis che accompagnava alla partita di calcio i ragazzi disabili o bullizzati, consolandoli con lo spirito del miglior volontariato, prosegue Caselli, oggi avrebbe trenta anni. E trenta anni fa, si dà il caso, che Palermo viveva le stragi di Capaci e via D’Amelio. C’è però un altro accostamento più significativo con la Sicilia: quello tra Carlo Acutis ed il giudice ragazzino Rosario Livatino”.
“Carlo Acutis si era riempito di Cristo e questo gli aveva permesso di aiutare gli altri. Livatino, con la stessa umiltà del beato, anche lui riempito di Cristo, ha cercato di aiutare gli altri (fino a sacrificarsi) contro la mafia che li opprimeva. L’uno e l’altro si sono impegnati per i deboli e per la salvaguardia delle loro libertà e dei loro diritti”.
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