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Palermo, le promesse erano altre e tu lo sai

Pescara Baldini

Caro Palermo, quest’anno le promesse erano altre. Lo sai tu, e lo sanno i tifosi tutti. Che adesso, a distanza di due anni, scelgono il sentimento dell’indifferenza alla rabbia. Poker del Foggia in un pomeriggio invernale asettico e apatico. L’occhio sbircia la classifica e torna alla mente ‘La rappresentante di lista’ che a Sanremo ha cantato Ciao Ciao. Quest’ultimi palermitani e spesso vestiti da rosanero.

Quindi, campionato? Ciao ciao.
Alla vigilia Baldini aveva detto che questa era la partita della svolta. E da tecnico navigato qual è ci ha pure azzeccato. Questa partita e questa sconfitta sonora, rude, cruente e senza attenuanti, è davvero la svolta del campionato del Palermo.
Ma attenzione: questo non in virtù della sconfitta, che nello sport, in qualsiasi disciplina ci può e ci deve stare, ma della prestazione.

Della pochezza vista anche oggi in Puglia e soprattutto dei soliti limiti ed errori inguaribili, nemmeno se sulla panca ci fosse Carlo Ancelotti.
Insomma, per dirla breve, il Palermo torna da Foggia con le idee più chiare, quelle di una squadra che dovrà accontentarsi di difendere la zona play-off. E probabilmente cominciare a pensare e programmare la nuova stagione perché i limiti di tanti giocatori sono talmente evidenti che non consentono altri obiettivi.

I tifosi non abbandoneranno mai la maglia – lo ha detto ieri Baldini – e lo sa chiunque segue il calcio. Ma perché questo è l’ordine naturale delle cose e non ci si può fare nulla. Infondo, è sempre così: fin quando c’è rabbia e timore, c’è speranza. Ciò che segue, purtroppo è disincanto e disillusione.
“Il passato non muore mai” e non deve, sarà sempre una stanza accesa, servirà a ricordarci come abbiamo iniziato, dove siamo adesso, ma non ci dirà mai (ahinoi) dove arriveremo.

La ricerca della continuità è un aspetto che non appartiene a questa rosa e forse bisognerebbe, senza troppi giri di parole, ammetterlo. Per evitare di creare una spasmodica ricerca di un qualcosa che non si ha e che, per definizione, si vorrebbe a tutti i costi avere. Come degli insonni alla continua ricerca del sonno.
Ma restano poche vie, ormai, per affrontare la fine di un campionato che (nonostante tutti pensassero il contrario) ad oggi è soltanto una sottile fotocopia del precedente.
Campobasso e Messina, due pareggi mediocri. Poi l’exploit tecnico e qualitativo contro le vespe. Oggi il palazzo è nuovamente crollato: alla misteriosa mediocrità ha preso il posto la grave insufficienza. Nessuno escluso. Oggi più di ieri resta da dire che dopo ogni trasferta l’impressione è che l’eccezione non siano le prestazioni come quelle viste questa sera a Foggia bensì le altre, quelle che rimettono un pizzico di entusiasmo.

Il livello della squadra forse è assimilabile alle tante opache ed inconsistenti prestazioni in trasferta che non alle eccezionali – cioè sporadiche – (talora) belle e convincenti prestazioni casalinghe.
Ma la cosa peggiore è che, specie se ti chiami Palermo, sei condannato – prima o poi – a crescere.
La nostalgia, come negazione di un presente infelice, è un sentimento che lega i tifosi alla memoria. Ma a un certo punto anche questa non basta più. Arriva l’autunno e arriva il freddo, e così, caro Palermo, non può andare più bene. Perché continuando a cadere, ci si fa tanto male.