Una carriera che poteva essere più luminosa di quella che è stata, ma che comunque lo ha portato a vestire maglie importanti, come quella del Palermo. Ezequiel Muñoz, attualmente un difensore dell’Estudiantes de la Plata, a 31 tira un po’ le somme di quella che è stata la sua carriera fin qui. Dagli inizi con la maglia del Boca Juniors, alla prima esperienza europea con la maglia del Palermo, arrivato con l’etichetta di ‘nuovo Samuel’. Non sono mancati i momenti difficili, con le parentesi sfortunate di Milan e Sampdoria. Oggi Muñoz, sembra aver ritrovato la tranquillità in Argentina, in quella che sembra essere una seconda carriera.
Le parole di Muñoz
L’ex difensore rosanero in un’intervista rilasciata a GianlucaDiMarzio.com, ha toccato tanti temi, tra cui la sua vita privata e il periodo difficile che ha trascorso durante la pandemia: “I miei genitori, la mia fidanzata e i miei amici mi sono stati vicino in questo periodo difficile. Negli scorsi mesi mi sono chiesto tante volte se fossi un giocatore finito o se sarei stato ancora in grado di continuare. Tutto dipende dalla testa e dalla fiducia che ricevi dal club. Tornare così bene, non è facile. Il calcio è una cosa bellissima, se potessi giocare fino a 60 anni lo farei. Mi sono reso conto che la pandemia è il momento che assomiglia di più al post-ritiro per un atleta. E io adesso mi godo tutto questo”.
Spazio per parlare anche della sua parentesi in Italia, con un pensiero speciale all’ex presidente Zamparini, recentemente scomparso, del quale conserva un regalo fattogli durante la trattativa per il rinnovo. “Quando ho letto della sua morte non riuscivo a crederci. L’avrò sempre nel mio cuore. Lui, Sabatini e tutti quelli che hanno contribuito al trasferimento in Italia non li dimenticherò mai. Era il mio compleanno e mi aveva regalato un orologio bellissimo con lo stemma del Palermo, che conservo ancora con tanto affetto. Me lo aveva regalato quando c’era il problema del rinnovo, si parlava del Milan e lui me lo regalò anche per convincermi a rinnovare”.
Tra i ricordi, emergono però, due rimpianti su tutti: “Non mi pento di niente, ma potessi tornare indietro avrei rinnovato. Sono stato bene nelle altre squadre, ma Palermo la sentivo mia. Sono stato quattro anni e mezzo ed è la mia seconda città dopo Pergamino, dove sono nato”. E sulla finale di Coppa Italia: “La sconfitta contro l’Inter mi ha fatto più male perché quando siamo retrocessi eravamo preparati. A Roma eravamo a un passo dalla gloria, ma purtroppo abbiamo perso con l’Inter del triplete. Io ho il rimpianto dell’espulsione per doppia ammonizione, ma segnai il gol del 2-1. Un gol che però non ricorderà nessuno. Se avessimo vinto ci avrebbero portato in carrozza a Palermo”.
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