Palermo, un giorno da capitale. Nel sogno azzurro il rimpianto rosa
Un sogno lungo una sola notte: ma che festa al Barbera sold out
Il tutto esaurito per la Nazionale ha fatto rivivere i fasti del Palermo in A. Adesso si torna alla Paganese.
La corsa al biglietto, le bandiere tricolori nelle bancarelle. Poi lo stadio “Barbera” gremito come ai tempi della serie A, con i cori e le luci dei cellulari.
Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola.
L’articolo di Massimo Norrito è un vero e proprio tuffo nel passato che ha ricordato, attraverso l’azzurro della Nazionale, i fasti di un remoto palermitano che adesso sembra davvero essere lontano. E si, perchè i 32.000 che ieri hanno riempito lo stadio Renzo Barbera di Palermo, hanno fatto tornare alla memoria i bei tempi in cui i rosanero erano davvero pieni di campioni e lo stadio, si riempiva in questo modo ogni due settimane. Prima i campioni venivano spesso al Barbera, e alcuni avevano pure la stessa casacca rosa addosso. Erano, per così dire, “fatti in casa”. La serata spettacolare di ieri (quantomeno nell’atmosfera, meno nell’esito del match), ha davvero gettato il tifoso rosanero nel passato, quello più bello. E lo stadio era straordinario: luci prima del fischio d’inizio, bandiere (alcune rosanero), striscioni, tamburi. E’ stato tutto (o quasi) magico.
Il giornalista di Repubblica, Massimo Norrito, ha continuato poi con la tragica relazione tra un passato glorioso e un presente, che invece recita due pareggi contro Potenza e Fidelis Andria. Altro che campioni, ormai, al “Renzo Barbera”. Sono proprio finiti i tempi in cui a Palermo venivano Juventus, Inter, Milan e Roma. E la notte di ieri ha ricordato forse al tifoso del Palermo non solo quanto sia stato bello il passato, ma anche quanto lontano sia un futuro così glorioso. Ma ha anche ricordato, forse (e a tutti) quanto il Palermo sia stato dentro il calcio che conta. E lo ha dimostrato la gente allo stadio, proveniente da ogni parte della Sicilia, come certificato dai diversi accenti delle persone che chiedevano, smarrite, dove fosse l’ingresso ai tornelli. Chissà quando quei momenti torneranno di nuovo: quelli di Toni, di Grosso, di Corini. Forse tra anni, forse mai. Ma ieri è stata una bella occasione per ricordare.
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