Alla vigilia del match tra Padova e Palermo, valevole per la finale di andata dei play-off di Serie C, il tecnico rosanero Silvio Baldini è intervenuto in conferenza stampa per analizzare la gara, soffermandosi nello specifico sull’aspetto tattico e sulle eventuali strategie da adottare contro i biancoscudati.
Le dichiarazioni di Baldini
“Se io mi mettessi a ragionare per quelli che possono essere i pronostici, andrei a mettere meno energie su quello che posso dare alla squadra. Non mi interessa di quello che si dice. Io il Padova l’ho visto bene, hanno tutte le caratteristiche di una squadra forte, come quelle che abbiamo incontrato finora. E ora siamo qui, a giocarcela. Se loro saranno più bravi, sarò il primo a fargli i complimenti. Noi dobbiamo viverla come se avessimo già vinto, perchè abbiamo fatto un percorso che ci ha portato ad essere questi, che ci ha portato a superare tante difficoltà. Io non ho nessun rimpianto, di cosa devo spaventarmi? Io voglio che i ragazzi vadano in campo senza pensieri, con la consapevolezza di aver già vinto. Anche loro avranno due gambe, una testa, sono come noi. Ma se noi pensiamo a loro, ci condizioniamo. Noi vogliamo essere quelli più bravi, quelli più forti, senza mai mancare di rispetto. Abbiamo lavorato talmente tanto, ma tanto, che ho detto basta. Ma loro hanno continuato, per me abbiamo già vinto. E voglio che i ragazzi la vivano così”.
“Questa è un’occasione che noi non dobbiamo perdere, non ci dobbiamo fare condizionare da niente. Io voglio che i giocatori si esprimano felici, voglio che in ogni pallone i giocatori trovino la loro gioia, la loro dimensione. Noi sappiamo tutto del Padova e loro sapranno tutto di noi. I ragazzi mi hanno detto ‘Mister vogliamo lavorare di più’. Se mi dicono questo, io devo pensare di aver già vinto. Non possiamo tirarci indietro, non possiamo speculare, vogliamo regalare questa gioia ad un popolo e ad una fede che ci ha seguito e ci ha portato fino a qui. Se noi abbiamo angoscia, le cose andranno male. Noi dobbiamo essere felici di giocare questa partita”.
“Diffidati ritirano la gamba? Se vedo questo faccio uscire il mio giocatore e non gli faccio giocare la finale. Non dobbiamo tirarci indietro, non voglio vedere niente del genere. Paragone con Oddo? Io rispetto tutti, sono io e basta, ma sono la persona sbagliata per fare paragoni. Quando trovo persone in difficoltà mi sono messo sempre a disposizione, chi è arrogante lo abbandono subito. Per me il calcio è questo: tossire per l’adrenalina che ho. Stanotte andrò a dormire tardi, ma non per la finale. Perchè sono abituato così, ad alzarmi presto e ad addormentarmi tardi. Per i moduli non contano, poi da allenatore quando sono in campo devo dare delle cose. Ma i giocatori devono darmi qualcosa dal punto di vista emozionale. Siccome tra 50 anni non ci sarò più, voglio godermi queste giornate con gioia, senza pensare al risultato. Io posso trovare me stesso ovunque, in un tramonto, quando vado a passeggio col cane, quando vado a funghi. L’espressione del mio lavoro è come il vento: non lo vedo ma lo sento. E il mio lavoro è questo. Non vedo l’ora che finisca tutto, così posso sdraiarmi e cercare quel vento. Non vedo l’ora. Mi posso ritrovare e ritrovare la mia felicità”.
“Ero curioso di vedere come mi sarei giocato questa possibilità. Io ero convinto di arrivare fino a qui. Quando c’è questo vento che ti accarezza, che ti cerca, allora li ho capito. Ho cercato di legarmi alle cose reali, incazzarmi, guardando tutti dritto negli occhi. Se io fossi riuscito ad entrare nel loro cuore, i ragazzi sarebbero diventati persone migliori. E io ci sono riuscito. Quando uno sbaglia un calcio d’angolo, bisogna incoraggiarlo, non dirgli che fa cacare. Io ho una grande fede, anche nei momenti più difficili, dentro di me sapevo che avremmo raddrizzato la situazione. Il segno del destino è perchè credo a queste cose. Se non credi, non puoi goderti questa gratificazione come sto facendo io in questo momento”.
Infine un simpatico aneddoto sull’albergo nella quale i rosanero alloggiano: “Sono in un albergo che è pieno di gatti neri. Tutti i giorni quando esco la mattina presto, gli dico ‘ma chi dice che portate male’. Qualcuno voleva cambiare albergo, ma chi dice che portano sfortuna? Per me sono bellissimi”.
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