Una resistenza che si aggrappava ai ricordi, lungo tutto l’anno, lungo i periodi più difficili. Quando la vetta sembrava un ospite inquietante, irraggiungibile, impenetrabile. Lacrime sportive di rabbia, di dolore. Ci si è abbracciati anche quando non si poteva. Sperando e credendo che un giorno la stagione potesse evolversi, cambiare, migliorare. Venti nostalgici di speranza in una realtà a tratti scadente e soporifera. Una consuetudine che dopo il girone di andata era diventata passivamente accettabile.
Incertezza, ma anche fede e coraggio. Adesso è l’ora – lecita – di sognare. Senza limitazioni, senza restrizioni. L’apprensione dei giorni che precedono un grande evento. Bisogna godersela tutta. Respirarla, viverla, soffrirla e sopportarla. Ma non fermarsi, non adesso, non adesso che non si può più sbagliare. Adesso che è cambiato tutto, quando nessuno se lo aspettava ma, silenziosamente, lo richiedeva. Chissà se andrà, comunque ci sarà tanto orgoglio: il chiasso ritrovato del Barbera, le vittorie in trasferta in campi ostici, il sorriso dei bambini con il volto colorato di rosa. Una musica, una melodia; note composte e destinate a diventare un grande spartito, uno di quelli che poi rischiano di diventare storia.
Bisognerà guardare gli avversari in faccia, con il massimo rispetto e la massima grinta. Nessuna paura, sai di essere il Palermo. Sai di esserlo in un momento in cui non è più concesso fare passi falsi, incongrui. Sei il Palermo e sei arrivato fin qui, con la consapevolezza che è stato tutto meritato.
Quanti chilometri, quante decisioni sofferte, quanti pensieri e immaginazioni. In una parola, angoli di vita e di sport; è anche per questo che forse si vive.
Adesso tocca solo divertirsi, perché forse è proprio vero, spesso il futuro è lì, bisogna aspettarlo: perché sa essere bellissimo.
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