Silvio Baldini, tecnico rosanero, è intervenuto in conferenza stampa per commentare la vittoria del Palermo. I rosanero ieri sera hanno battuto il Padova vincendo i playoff di Serie C e accedendo di diritto alla Serie B.
Le dichiarazioni di Baldini
“Tutti hanno cambiato atteggiamento. Se sei supporto dalla fede non dici cattiverie, ma cose per aiutare le persone e loro lo capiscono. Con lo sfogo ho rischiato di rimetterci la salute. Però hanno capito che non mi interessava nulla. Hanno capito che siamo una famiglia e ognuno doveva dare il suo contributo. È emblematico che nell’ultimo periodo ho iniziato a fare cinque cambi, mentre all’inizio inserivo solo Soleri. Siamo diventati squadra”.
“La Serie A non la cerco, mi basta anche una interregionale. L’importante è che io trovi me stesso e che sia un veicolo. Dovevo far vedere alla gente che avevo qualcosa in cui credevo ciecamente. So che potrei allenare in Serie A perché conosco la materia. Ho ricevuto messaggi da allenatori di Serie A. Mi guardavano con un occhio per vedere cosa avrebbe fatto il Palermo. La squadra a volte non ha grande fraseggio, ma a noi non interessava nulla dell’estetica. Al di là dell’amicizia mi hanno scritto in tanti perché hanno capito che abbiamo fatto qualcosa di importante“.
“Ho cercato di far capire alla squadra che finché non si riempiva lo stadio non eravamo persone giuste. Chi ama il Palermo sono soltanto i tifosi. Loro ci saranno sempre. Chi offre un ingaggio più alto ai giocatori ottiene il cartellino, ma non c’è ingaggio per i tifosi. Il tifo nasce e muore, è per tutta la vita. I bambini che ho visto ieri non cambieranno mai la fede per il Palermo. Il protagonista è il popolo, non noi. Ieri sera eravamo 40 mila con una richiesta di oltre 110 mila tifosi. Non era una elite di persone, ma un intero popolo. Quando riesci a far capire che sono protagonisti riesci a farti amare. Loro sono stati importanti per farci vincere, non perché ci aiutano ma perché abbiamo saputo ringraziarli mettendoci il cuore”.
Un pensiero particolare anche alla famiglia che lo ha supportato: “La mia vittoria più bella? Se devo fare una graduatoria vuol dire che vedo le cose in base alla bravura. Io ero fiducioso. Ho festeggiato vedendo la gioia degli altri. Ho trascorso 5 minuti con la madre dei miei figli per dirle delle cose che avevano un significato diverso dopo 37 anni. C’è un filo sottilissimo che ci lega. È stata importante per la mia famiglia, prendendosi grandi responsabilità. Io mi sono sempre assentato. Non sono mai andato ai colloqui scolastici o alle partite dei miei figli. Questa persona meritava i 5 minuti in cui gli facessi capire quanto è importante. Il successo di ieri sera è stato importante per quel momento. Il resto non fa parte di me. Io voglio vivere di emozioni. Se non ci fosse stata la mia famiglia, di fronte a persone in malafede, avrei fatto come gli indiani. In una società democratica e civile certe cose non si possono fare, ma io sono fatto così. Contro l’ignoranza c’è solo o l’indifferenza, che oggi ho imparato, o quella di affrontare l’asino con il bastone. Io sono contento così. Ho tolto una parte negativa di me”.
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