Silvio Baldini, l’allenatore alla guida del Palermo è intervenuto in conferenza stampa dopo la promozione in Serie B. Ecco di seguito le dichiarazioni del mister.
Le dichiarazioni di Baldini
Sul suo rapporto con la patrona di Palermo: “Non ho bisogno di andare tutti i giorni da Santa Rosalia. Potrebbe essere anche qui tra noi in questo momento a suggerirmi come vivere questa conferenza. È in qualsiasi posto. Poi ci sono momenti in cui ho bisogno di stare da solo a Monte Pellegrino, anche se a volte trovo la chiesa chiusa. Vado lì vicino e sento quel vento. Non la vedi ma la senti. Non è una cosa che si programma. Fra un’ora magari vado, magari ci vado tra 20 giorni”.
“Alla vigilia di questa partita ero talmente convinto che avremmo vinto che mi sono goduto del tutto il momento. Se non fosse così non mi sarei angosciato. Non abbiamo mai fatto ritiro. Tutti sabato sono tornati a dormire a casa propria. Io ho cenato a Mondello insieme a gente normale, poi sono andato a dormire. Ci siamo rivisti alle 13, poi hanno fatto merenda a casa e siamo tornati qui. C’è stato un video-messaggio per ogni giocatore dai propri cari. Ho detto loro che dopo questo sarebbe stato imbattibili, perché contava quel messaggio. Loro sono andati in campo con questo atteggiamento. Peccato non aver fatto tanti altri gol”.
Sui due portieri del Palermo: “Massolo-Pelagotti? C’è stato un periodo in cui Alberto riceveva tante critiche. Non dovevo abbandonarlo, per cui l’ho fatto giocare. Poi per cinque partite di seguito l’ho fatto giocare. In allenamento era straordinario. Sembrava dirmi non ti accorgi che sono qua. Poi non ha più avuto l’atteggiamento giusto e ho rimesso in campo Pelagotti, che poi si è operato. Quindi sono stato costretto a rimettere Massolo, che è tornato ad essere quello di prima. L’uscita che fa contro il Padova, con il salvataggio di Marconi, è stata una magia. È come dire hai visto che anche la fortuna arriva se si lavora bene? Ha parato anche dei rigori fondamentali. Sarebbe potuta andare male tante volte.”
“Da domani farò le cose normali. Mi vivrò questa gioia che appartiene a tutta Palermo. Il mio scopo è sempre quello e sono convinto che se possiamo lavorare in un certo modo la storia non è finita. Io so quando dovrebbe finire. Questa storia non può finire in B, che sarà un campionato di assestamento. Non so cosa succederà con la cessione, ma se scelgono questo messaggio io metto per iscritto che a breve saremo in A. Smetterò quando il mio messaggio non sarà più importante. Lasciamo agli altri che facciano quello che vogliono. Io con la Carrarese ero convinto di andare in B, poi altre persone hanno impedito che si realizzasse e sono venuto a farlo a Palermo. A me la Serie A non interessa, ma se mi fanno lavorare in un certo modo spero che il futuro sia a Palermo. Io voglio morire qui, i miei figli sanno dove mettere le ceneri. Sarà domani o tra 50 anni. Ho fatto una scelta perché sento che la Sicilia mi appartiene. Tutti sanno questo. Se mi lasceranno continuare io so già come finirà, sennò può darsi che vado a portare il mio messaggio da un’altra parte”.
Sul presidente e la cessione ha aggiunto: “Mirri è un tifoso e ha vissuto così questa avventura. Anche lui ha fatto il bagno a Mondello. Sono contento che possa cedere il Palermo in Serie B e decidere cosa vuole fare in questa trattativa. Io non gli ho mai domandato nulla. Lui a Santa Rosalia voleva parlare dei premi, io non gli ho risposto. A me non è mai fregato niente di questo. Non volevo mica denaro. Il mio premio l’ho avuto già. Con me comunque è stato sempre gentilissimo. La sua famiglia mi ha sempre fatto sentire a mio agio. Come una persona normale. A volte abbiamo vissuto bei momenti, a volte meno. Tutto è stato vissuto con semplicità”
“Un ds mi ha detto “a che ora ti posso chiamare?”. Gli ho detto quando vuoi. Però non mi interessa di farmi pubblicità. Io potrei stare altri 6 anni senza allenare. Il mio scopo è essere felice per condividere delle gioie quotidiane. La vita è una. Tutti dobbiamo morire, è la cosa più giusta della vita. Immaginate se qualcuno potesse evitare la morte coi soldi. Ci provano ma non ci riescono. Il senso della vita è questo qui. Ho vissuto ieri sera in maniera così intensa che mi sento gratificato dalle domande di oggi”.
“Nessuno deve chiedermi scusa, perché era impensabile credere che ce la potessimo fare. C’era soltanto da dimostrare. Non è un’offesa non credermi. Mica mi hanno dato del ladro. Colonnata ha sempre fatto il suo lavoro, poi quando ci sono i risultati ovviamente arrivano anche le gratificazione. Se hai fede arriva tutto da solo: dai rigori parati ai salvataggi sulla linea. Le persone vengono premiate. Al di là dei moduli e dei giocatori comprati. Non è che io la domenica vado in chiesa a pregare. Io sono uno che la mia chiesa la trovo nel momento in cui ho bisogno, senza andarci. In un bosco, al mare, in treno, ovunque. Questa esigenza non fa parte però di questo mondo. Io capisco l’incredulità delle persone che mi ascoltavano durante la stagione, ma il mio compito era quello di fargli credere. Io sono tornato qui dopo 18 anni. Il dubbio c’era, ci pensavo sempre. Non ho mai smesso. Il 23 dicembre Castagnini mi ha chiamato e sapevo che sarebbe successo tutto questo, a patto che mi mettessi a disposizione di questa causa e non mi arrendessi mai. È difficile spiegare la fede a parole. Non sono abituato a fare catechismi, ma vivo quello che sento. A volte nel calcio con questi ladroni che ci sono parlare di fede è utopistico. La fede ognuno la porta per quello che sente. Io ho capito che essendo un personaggio pubblico posso aiutare tante persone che stanno male a migliorarsi”.
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