Immaginare, respirare, vivere ed infine raccontare cosa si sia vissuto in terra sicula, e nello specifico a Palermo, dal 2019 ad oggi, sarebbe difficoltoso; anzi risulterebbe quasi riduttivo ingabbiarlo all’interno di semplici parole o discorsi. Le sensazioni prima e le emozioni poi, vissute da chi è arrivato a toccare il fondo fangoso e umido della Serie D, sino alla stelle della Serie B.
La rinascita e ripartenza dalla Serie D
Tutto è iniziato nella torrida estate del 2019: il Palermo dopo una prima penalizzazione di 20 punti nel campionato cadetto, non viene iscritto al campionato di Serie B, proprio il 24 giugno di 3 anni fa. Una grave ferita che rimarrà per sempre aperta in ogni cuore rosanero e che solo il tempo potrà lenire ma non cancellare; un vero e proprio taglio netto in grado di far sprofondare il club di Viale del Fante in un’abisso sconosciuto prima d’allora: la Serie D, il campionato dilettantistico. A prelevare la società è un’imprenditore di Palermo, Dario Mirri. Il club dunque rinasce, sano e vigoroso soprattutto dal punto di vista monetario, non avendo più debiti. Il 1 settembre 2019 rimarrà a modo suo una data impressa in ogni sostenitore della squadra con i colori del dolce e dell’amaro: Marsala-Palermo 0-1 a segno un palermitano. Quel campionato verrà interrotto a causa dello scoppio della Pandemia ma non importa, perché i siciliani da primi in classifica ottengono la promozione in Serie C.
La Serie C
Nel 2020/21 sulle ali dell’entusiasmo, le aquile tornano a volare tra i professionisti. La squadra guidata da Boscaglia prima e Filippi poi riuscirà, nonostante tanti forse troppi alti e bassi, ad affrontare i play-off. Il volo, però, s’interrompe a casa dei lupi avellinesi, ed al primo turno nazionale il Palermo è spazzato fuori dai giochi. Un mercato estivo non troppo entusiasmante (successivamente ci sarà modo di ricredersi) e il club di Mirri riparte per una nuova avventura. La landa è però la stessa dell’anno precedente: la Serie C. Da agosto sino a dicembre la musica non cambia: il direttore d’orchestra rimane Filippi ma tutti i musicisti non rispondo sempre presente ed allora si decide di cambiare. Entra in gioco a questo punto una figura decisiva nell’arduo cammino che dalle asperità ha portato alle stelle: Silvio Baldini.
L’araba fenice torna in B
Il tecnico di Massa si ritrova tra le mani una squadra falcidiata dal Covid durante e dopo la pausa natalizia, ma non demorde e lavora sodo sin dall’inizio. All’esordio sulla panchina del Palermo dopo 18 anni dall’ultima volta (cacciato malamente da Zamparini durante l’anno della storica promozione in Serie A del 2004) pareggia. Un incolore 0-0 nello stadio del Catanzaro che a sprazzi da l’impressione di rivedere un qualcosa di sconosciuto sino a quel momento: verticalizzare il gioco. La squadra ci mette diverso tempo per carburare e la svolta decisiva si ha dopo la partita contro il Potenza; sotto di due reti in trasferta, i rosanero la recuperano e riescono a portarsi sul 2-2. Un Baldini furibondo al termine della partita striglia ogni singolo componente della squadra, mostrandosi fortemente deluso dall’atteggiamento dei suoi uomini. Un vero e proprio flusso di coscienza volendo citare James Joyce, che colpisce nell’animo tutti i giocatori. Da quel momento in poi solo risultati utili consecutivi fino alla fine del campionato.
Dopo uno splendido cammino nei play-off, il Palermo si trova ad affrontare nel doppio confronto della finale il Padova. Andata all’Euganeo e ritorno dentro uno Barbera stracolmo (34mila persone sulla carta), entrambi gli incontri vinti per 1 rete a 0. Dopo 3 anni, dunque, l’araba fenice, proprio come quella mostrata durante la coreografia dei tifosi dei rosanero nel match finale, è ritornata a spiccare il volo dalle ceneri. E forse il fatto che questa fenice sia araba, anche guardando al futuro, non è un caso…
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