Kevin Strootman, ex centrocampista di Roma e Olympique Marsiglia ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport analizzando gli obiettivi del suo Genoa e motivando il suo ritorno in Italia, sponda Genoa. La scorsa stagione ha totalizzato 11 presenze tra Coppa Italia e Serie A con la maglia del Cagliari. Da constatare, oltre allo scarso minutaggio, la retrocessione del club sardo in Serie B.
Le dichiarazioni di Strootman
“Qui per finire il lavoro? Si può dire così. A Marsiglia pensavo di tornare in Italia, e quella del Genoa si è rivelata la possibilità più interessante. Mi hanno chiamato, ne abbiamo parlato e ho percepito un entusiasmo tale che in due giorni mi sono convinto. Sto bene, spero presto di poter provare cosa voglia dire giocare in un Marassi stracolmo”.
“La Serie A per forza”
Il centrocampista ex Roma fissa gli obiettivi: “Una società come il Genoa in Serie B deve essere favorita per forza. La A è il nostro obiettivo e penso che la società, i dirigenti e tutto il club ce lo dimostrino. Senza metterci pressione e senza dire che siamo i più forti, perché va dimostrato. Cosa è mutato rispetto alla mia prima esperienza in rossoblù? Un cambiamento di mentalità: prima in A si giocava per non perdere, ora l’obiettivo è vincere. Dovremo far vedere sempre di essere più forti dell’avversario. Ci sono squadre importanti, ma esistono le condizioni per far bene, senza scusanti. Quello del 20/21 era un Genoa più esperto, con meno giovani e meno stranieri. Ho rivisto 4-5 giocatori di allora, il clima nello spogliatoio è molto positivo”.
Sulle sue condizioni fisiche Strootman ha infine risposto così: “Non mi piace parlare del mio gioco, voglio solo far vedere che non sono ancora un giocatore finito, dimostrerò che non è così. A fine anno valuterete il mio campionato. Ora chiedo solo di giocare con il pubblico. Se lei guarda le mie ultime tre-quattro stagioni, io devo essere molto umile perché non ho fatto nulla. Al mio ritorno non ero in una bella situazione, ora sono contento perché mi danno l’occasione di dimostrare di essere ancora un giocatore. Comunque anche in famiglia, quando facevo un po’ il fenomeno, mi dicevano di stare tranquillo”.
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