È un appello disperato quello che Chiara Cumella, studentessa di Medicina dell’Università di Enna, ha affidato ad una lettera inviata al giornale online di Cal Seguo News. La giovane aspirante anestesista, affetta da 13 malattie rare, racconta di soprurusi e minacce iniziati addirittura prima di svolgere l’esame di ammissione all’Università di Palermo, poi non superato.
L’anno dopo, la ragazza ha scelto di iscriversi all’ateneo di Enna, questa volta superando il test d’ingresso. Di seguito il testo della lettera.
La lettera
“Mi chiamo Chiara Cumella, ho 23 anni, studio medicina all’Università di Enna e ho 13 malattie rare. Nella mia vita ho subito tantissime ingiustizie e molte volte sono stata tentata a contattarvi, ma adesso oltre ad ostacolare la mia vita, la mia salute, la mia guarigione, cose molto gravi per cui ho sempre lottato insieme alla mia famiglia, stanno ostacolando il mio più grande sogno, fare il medico.
“Ho sempre sognato di fare l’anestesista è così finita le scuola superiore mi ero subito informata all’ufficio disabili dell’università di Palermo, sulle modalità d’iscrizione al test di medicina. Mi è stato detto con toni molto forti dalla presidente dell’ufficio disabili che non potevo intraprendere questi studi perché nei reparti ospedalieri dovevo andare come paziente e non come studente e iniziò a mettermi i bastoni tra le ruote”.
“Nonostante ciò tra urla e minacce (mi hanno chiamato al telefono dicendomi che non potevo fare il test perché per esempio non potevo portare con me dentro l’aula uno zaino contenente una serie di farmaci salvavita) da parte della mia famiglia, ho finalmente fatto il test”.
Il test d’ingresso a Palermo
“Purtroppo le difficoltà non finiscono qui, infatti il giorno del test avevo chiesto la presenza di un tutor perché in quel periodo c’erano momenti in cui vedevo doppio.
“Finito il test il tutor mi ha detto che doveva essere lui ad inserire i fogli dell’anagrafica e dei test negli appositi scatoli, io dietro di lui, ho visto subito che stava scambiando i fogli ma lui mi rassicurò che lavorava all’università e sapeva quello che stava facendo, ma appena mi accorsi che stava mettendo il test nella scatola dell’anagrafica provai subito a prendere il foglio che ancora era mezzo fuori ma il presidente mi gridò di stare ferma e che il compito era annullato.
“Io andai su tutte le furie e chiamai perfino la polizia, il tutor disse ai poliziotti che ero stata io ad inserire il test nell’anagrafica ma poi non ha avuto il coraggio di dirlo davanti a me e ha ammesso che non era vero. Così mi dissero che avrebbero contatto il ministero dell’istruzione e che dato che non era stata colpa mia il compito al più presto mi sarebbe stato corretto e massimo in due giorni sarebbe arrivato a Roma.
La scelta di Enna
La ragazza ha poi aggiunto: “Passarono giorni, mesi mia madre si recò più volte dal rettore che puntualmente la prendeva in giro, dicendole che mancava poco. Adesso sono trascorsi cinque anni, ma non ho saputo più niente, interpellammo anche un avvocato che ci disse che la commissione aveva buttato tutto perfino la deposizione della polizia e che la denuncia doveva andare sul penale”.
“Io che già dovevo combattere con mille altri problemi e non volevo perdere anni dietro questa cosa, decisi di iscrivermi all’università di Enna dove dopo un po’ di ostruzionismo iniziale che anche qui è scattato nel momento in cui ho detto di aver problemi di salute, mi sono iscritta ed ho superato i test di medicina.
“Ho frequentato il primo anno, cercando di superare gli ostacoli che derivano dalle mie condizioni di salute, con grossi sforzi organizzativi della mia famiglia. Ho dato tutte le materie e svolto il tirocinio senza grossi problemi, se non che dopo un’assenza dovuta ad una visita medica mi è stato detto dalla professoressa che dovevo decidere se curarmi o studiare”.
Un brutto episodio
“Giunta al primo semestre del secondo anno, un episodio avvenuto durante un esame di laboratorio di anatomia mi ha particolarmente scossa: avevo quasi terminato l’esame scritto, quando la professoressa mi accusò urlando di avere dei bigliettini nel braccio. Io le feci vedere che nel braccio non avevo bigliettini, ma un accesso venoso per le mie medicine.
Chiara Cumella ha poi aggiunto: “Ma la professoressa ha prima rovesciato il contenuto della mia borsa piena di medicine, e poi mi ha detto che una persona nelle mie condizioni doveva stare in ospedale e non là, che prima di fare il medico dovevo pensare a curarmi io. Mi ha pure detto che lei, da medico, non riteneva possibile che una persona potesse avere tutte le mie malattie, e che i ragazzi di oggi non sanno più cosa inventare”.
Gli ultimi mesi
“Giunta al quarto anno ed essendo immunodepressa ho chiesto l’attivazione della dad, come previsto dalla legge, e mi è stata concessa solo dopo liti e minacce. A luglio 2022 avevo chiesto di poter sostenere gli esami da remoto, ma non ho avuto risposta. Così, contro il parere del mio medico, ho sostenuto gli esami in presenza per completare l’anno accademico.
“A settembre, a causa della pandemia e del peggioramento delle mie condizioni di salute, ho chiesto di frequentare le lezioni online, ma mi è stato negato senza giustificazioni. Io in questo momento sono sulla sedia a rotelle, mi nutro con un sondino, ho spesso delle crisi allergiche e dolori atroci in tutto il corpo. Sono in attesa dell’ennesimo e difficile intervento chirurgico. L’università mi aveva addirittura cancellato la matricola sostenendo che non avevo raggiunto i crediti necessari, cosa che ho subito smentito”.
L’appello di Chiara Cumella
“Non so fino a quando potrò coltivare il mio sogno in questa Università, ma sono disposta a tutto per avere semplicemente il diritto di studiare. Vi chiedo con tutto il cuore un aiuto affinché possa continuare a studiare e realizzare i miei sogni”.
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