Il presidente del Palermo, Dario Mirri, è stato intervistato da Forbes. Il patron rosanero ha toccato tanti temi, tra cui la differenza tra la sua gestione e quella di Maurizio Zamparini. Inoltre Mirri ha anche parlato della situazione del calcio italiano e della necessità, da parte dei club, di essere guidati da dei fondi di investimenti stranieri. In tal senso le cifre che circolano oggi, il presidente crede che questi tipi di gruppi siano l’unica via per rimanere a galla. Ecco di seguito le parole del patron del Palermo a Forbes.
Mirri a Forbes: le sue parole
Sulle differenze tra la sua presidenza e quella di Zamparini: “Credo proprio di sì. C’era poca attenzione per il cosiddetto senso di appartenenza. Aspetto su cui noi, invece, abbiamo lavorato da subito. Perché è il punto di unione tra passato, presente e futuro, tra partecipazione e continuità. Abbiamo seminato una cultura diversa, di rispetto e attenzione ai tifosi. Quest’anno, per esempio, il numero degli abbonati è sei volte maggiore rispetto a quattro anni fa, quando eravamo sempre in Serie B”.
Sui fondi di investimento nel calcio: “È l’unica via. Anche perché non ci sono più famiglie italiane disposte a seguire solo il loro cuore. In termini economici, ormai, il livello è troppo alto. Al punto che il calcio è diventato uno sport per pochi, cioè per coloro che possono permettersi grandi investimenti. E investire significa rischio d’impresa, significa avere una grande capacità economica. Ed è qui che entrano in campo i fondi di investimento. Certo, per vincere poi serve anche altro, un mix di competenza, coesione e fortuna. Anche perché il calcio è fondato sul capitale umano, non solo su quello economico”.
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