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Palermo, la solitudine del numero 9: Brunori in difficoltà

Frosinone

Dopo dieci partite giocate, più di un quarto del campionato, i numeri cominciano ad avere un valore rilevante. Il Palermo ha il secondo peggior attacco del campionato, con 9 gol fatti. Peggio sono riusciti a fare solo Perugia e Benevento, a quota 8, e non a caso le due squadre condividono con i rosanero una posizione di classifica tutt’altro che invidiabile. In particolare, di questi 9 gol, 5 sono arrivati nelle prime tre giornate, ad agosto, quando il mercato era ancora in pieno svolgimento.

Non potendo ancora contare sui nuovi arrivati, Eugenio Corini in quelle tre partite aveva schierato una squadra che era molto simile a quella di Silvio Baldini, sia negli uomini che nell’interpretazione delle partite. Da allora, nelle successive sette gare, solo in due occasioni il Palermo è riuscito a segnare: contro il Genoa e contro il Pisa.

Brunori, da solo contro le difese avversarie

E non è un caso che in quelle due partite il protagonista sia stato Matteo Brunori. Contro il Genoa, sfruttando da grande bomber un regalo della difesa ospite, contro il Pisa invece trasformandosi in uomo assist, mandando in rete Di Mariano ed Elia. È proprio il numero 9 rosanero il simbolo della fatica che il Palermo fa a segnare. Costretto ad inseguire lanci lunghi impossibili, oppure lasciato da solo a combattere contro l’intera difesa avversaria. Mai un cross decente dalle fasce, mai un esterno che si avvicini per provare una triangolazione, nessun centrocampista a cui poter fare la sponda.

Solo calci e gomitate dai difensori rivali, che in teoria, concentrando le loro attenzioni su Brunori, lasciano spazi liberi per altri attaccanti, che non ci sono. Sembrano passati secoli da quando una palla data a Valente sulla destra significava per forza gol di Brunori. Eppure è storia di pochi mesi fa: un pallone dato al momento giusto, con la forza giusta, ed era gol. Adesso invece il numero 9 rosanero guarda impotente compagni che provano dribbling che non riescono quasi mai, aspettando un passaggio filtrante che nessuno è in grado di fargli. Qualcuno “salvi” Brunori.

A cura di Mario Ferrigno

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