La protesta di Zazzaroni: “Basta ai cellulari nel calcio”

Il match, per una squadra, è un evento importante. Quello per il quale ci si prepara tutta la settimana. Ma cosa succede alla fine di una partita? È questo il tema sul quale si incentra l’editoriale di Ivan Zazzaroni sull’edizione odierna del Corriere dello Sport. Se prima si festeggiava la vittoria, oppure si ascoltava il discorso del mister, confrontandosi con i compagni, adesso le cose sono cambiate. La prima cosa che, nella maggior parte dei casi, fanno è quella di prendere i cellulari e isolarsi. Rispondere ai messaggi, soprattutto ai commenti sui social e postare qualcosa per i propri followers.

Zazzaroni auspica lo stop ai cellulari negli spogliatoi

Un’abitudine sempre più diffusa, che viene tuttavia contestata dagli allenatori, come sottolinea il giornalista. Ma non c’è nessuna indicazioni per regolare questi comportamenti, al contrario di altri campionati. In America, nell’Nba, ai tesserati è vietato navigare in rete o commentare qualcosa sia nelle ore successive alla gara, ma soprattutto prima di aver parlato con la stampa. In Italia, una scelta del genere è stata adottata nel mondo della scuola da una preside di un liceo di Bologna: dove i ragazzi non possono portare i cellulari in classe. È difficile che una cosa del genere venga applicata anche nel mondo del calcio e dello sport italiano in generale, ma è sicuro che è un comportamento che non aggrada molto i tecnici delle squadre.

Il post partita, dunque, diventerebbe non più un ritrovo della squadra, un confronto tra i componenti, ma un momento che viene assorbito dai cellulari e dalla propria identità online, quasi diventata più importante di quella offline.

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