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Quando il Palermo dei “picciotti” annientó il grande Parma

Dopo la vittoria di Modena, il Palermo si prepara alla sfida contro un’altra squadra emiliana. Sabato 5 novembre, infatti, al Barbera arriverà il Parma di Fabio Pecchia per la dodicesima giornata deI campionato di Serie B. I ducali per la seconda stagione di fila hanno doppiato il resto delle squadre cadette in termini di investimenti sul mercato, ma lo scorso campionato è finito con la delusione del mancato piazzamento ai playoff.

Parma, in cima all’Europa negli anni Novanta

Quando si parla del Parma protagonista del mercato, non si può non ricordare la leggendaria squadra che ha dettato legge in Europa negli anni Novanta. Con Calisto Tanzi proprietario e Nevio Scala in panchina, i ducali passarono da squadra di provincia sempre in altalena fra Serie A e Serie B, a top club europeo, mettendo in bacheca la Coppa delle Coppe nella stagione 1992/93, la Supercoppa Europea l’anno successivo, e due Coppe Uefa nel 1994/95 e 1998/99. E proprio nell’estate del 1995, freschi vincitori della Coppa Uefa, gli alieni in maglia gialloblu sbarcarono a Palermo. Era il 30 agosto, e si giocava per il secondo turno di Coppa Italia.

Già dalla mattina flotte di ragazzini si radunarono davanti all’hotel di Mondello che ospitava il Parma per strappare un autografo (non era ancora l’epoca dei selfie) ai campioni gialloblu. C’erano i nazionali italiani Dino Baggio, Zola, Mussi, Benarrivo e Apolloni, insieme ad alcuni giovani promettenti come il portiere di riserva Gigi Buffon, Fabio Cannavaro e Filippo Inzaghi. Ma soprattutto c’erano le stelle Faustino Asprilla, Tomas Brolin e Hristo Stoichkov. Gli ultimi due erano stati protagonisti al Mondiale negli Stati Uniti l’anno precedente, trascinando le loro nazionali fino in semifinale, Brolin con la Svezia e Stoichkov con la Bulgaria. Il giocatore bulgaro alla fine del 1994 era stato anche incoronato Pallone d’Oro.

Palermo, pochi soldi e tanta fame: quella partita mai dimenticata

Insomma un avversario da far tremare le gambe a chiunque, a maggior ragione ad una squadra di Serie B come il Palermo, costruita con pochi soldi e tanta fame. Una spina dorsale d’esperienza, con Gianluca Berti in porta, Roberto Biffi in difesa, Beppe Iachini a centrocampo e Lorenzo Scarafoni in attacco. Attorno a loro, tanti giovani palermitani provenienti dalle serie minori o dalla Primavera rosanero: Tanino Vasari dal Borgo Vecchio, Ciccio Galeoto dall’Arenella, Giacomo Tedesco cresciuto ai campi Malvagno di cui suo padre era il custode.

C’erano anche Giovanni Ignoffo, Alessandro Parisi, Giovanni Di Somma. In panchina, una leggenda rosanero come Ignazio Arcoleo. Sembrava la classica partita in cui la squadra di campioni avrebbe vinto senza nemmeno stancarsi, solo per farsi ammirare dal pubblico. Ed invece, quella sera il calcio raccontò una storia meravigliosa. Perché il Parma dei fenomeni sul prato della Favorita andò in confusione.

Parma, l’inizio della fine

Travolto per 90 minuti dalla foga di undici indiavolati in maglia rosanero. Già in vantaggio dopo 7 minuti con il terzino sinistro milanese Giovanni Caterino, il Palermo chiuse la gara con una doppietta di Vasari fra il 46esimo e l’83esimo. Forse un pó di presunzione, forse le gambe pesanti di agosto, ma il Parma fu cancellato dal campo davanti a 23mila spettatori increduli, che videro il Palermo aggredire ogni palla col sangue agli occhi. Un 3 a 0 più netto di quanto non disse il risultato, che diede il via ad una stagione con tante soddisfazioni per la squadra del presidente Ferrara.

Dopo il Parma, in Coppa Italia i rosa eliminarono anche il Vicenza, altra squadra di Serie A, prima di arrendersi ai quarti di finale alla Fiorentina. In campionato, dopo un inizio entusiasmante ed il girone di andata concluso al secondo posto, la squadra ebbe un calo e concluse il campionato al settimo posto. Sembrava l’inizio di una favola. Invece fu l’inizio della fine. Per esigenze economiche, infatti, quella squadra fu smantellata ed arrivarono due retrocessioni consecutive. Storia di tanto tempo fa. Ma mai dimenticata.

A cura di Mario Ferrigno 

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