Ogni anno, il 13 dicembre, un palermitano sa già a cosa andrà incontro: l’arancina day. È dunque giusto raccontare la storia della palla di riso più conosciuta al mondo e consumata, sì tutto l’anno, ma specialmente nel giorno di Santa Lucia.
La storia dell’arancina
L’arancina nasce ufficialmente in una data non ben definita. Si stima comunque che la terra siciliana abbia conosciuto questo alimento a partire dalla dominazione araba. Si parla quindi di un periodo storico che va dal 827 d.C. al 1091. La popolazione inizialmente non aveva creato una vera e propria sfera, ma accompagnava ad un grande piatto di riso, messo al centro del tavolo, carne di agnello. Un emiro, però, è stato in grado di dare il via alla creazione di forma rotonda più famosa sul pianeta subito dopo la ruota. Il nome di colui che ideò il timballo è Ibn Al Thumna.
A guidarci verso la moderna visione dell’arancina, però, ci ha pensato Federico II di Svevia. Lo Stupor Mundi non poteva fare a meno di rinunciare ad un cibo così prelibato e dunque commissionò ai propri cuochi un modo per conservare anche in battaglia questa portata. Nacque allora la panatura, in grado di conservare benissimo il contenuto all’interno della sfera, facendo in modo che non si sfaldasse. Successivamente sono state apportate ulteriori modifiche, ad esempio l’introduzione del pomodoro, della besciamella, e chi più ne ha più ne metta.
Fimmina o masculu?
Sul sesso da attribuire alla palla di riso purtroppo ancora oggi si discute: arancina o arancino? Chissà che lo stesso William Shakespeare abbia basato la sua domanda esistenziale “Essere o non essere” proprio su questa diatriba insoluta. In ogni caso è giusto raccontare le origini di questa prelibatezza che ogni anno nel giorno di Santa Lucia arricchisce la tavola e regala gioie con il suo sapore inconfondibile ed inimitabile.
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