La notizia del giorno è sicuramente l’arresto di Matteo Messina Denaro. Dopo 30 anni di latitanza, il boss mafioso è stato arrestato oggi nei pressi della clinica Maddalena di Palermo. Ecco di seguito le parole riportate in conferenza stampa dalla procura di Palermo sull’accaduto avvenuto stamattina verso le 9.30.
Matteo Messina Denaro: parla la procura di Palermo
Procuratore della Repubblica, De Lucia
“Siamo orgogliosi del lavoro svolto, che conclude un’operazione lunga. Era un debito nei confronti delle vittime di quegli anni. Questa ha un’importanza che prescinde da tutto. Ringraziamo il reparto dei Carabinieri, che hanno lavorando in maniera indefessa. Hanno catturato un latitate pericolissimo senza ricorrere alla violenza o alle manette, come un paese democratico pretende e giustamente chiede. Non abbiamo prove su partecipazione delle persone della clinica. I suoi documenti sembrano del tutto legali e legittimi. Ma gli accertamenti sono recenti e in via di sviluppo“.
“Luppolo? Allo stato attuale è stato arrestato per la vicinanza a Messina Denaro. Si pensa che il latitante fosse abituato ad accompagnarsi a soggetti totalmente incensurati. Abbiamo usato lo stesso metodo anche per Provenzano e in situazioni di questo tipo. Ovviamente, l’evoluzione finale è diversa per ogni operazione. Quando abbiamo identificato il latitante, la cattura in questo caso viene prima del resto. Poi analizzeremo tutti gli altri dettagli”.
“Senza intercettazioni non saremmo arrivati a nessun risultato. L’altro pilastro è l’indagine sia tradizionale che tecnologica. Nel 21esimo secolo si muovono nel digitale e dobbiamo adeguarci a queste caratteristiche. L’errore è pensare che abbiamo finito oggi. Ma è un passo avanti, anche per la gioia delle persone, quando hanno capito cosa stava succedendo. È un segnale importante per Palermo. Sicuramente lui ha avuto protezione in passato, ma anche ora. C’è una fetta di borghesia mafiosa, che ha aiutato la sua latitanza e su questo abbiamo in corso delle indagini”.
Durante la conferenza è intervenuto un parente di vittime di mafia: “Si può arrivare alla fine? Ma noi familiari chiediamo ancora che venga fatto luce su tutti i delitti“.
“Non posso assicurarle la verità, ma l’obiettivo è e sarà sempre questo. Dovranno avere tutti una risposta. Lo sforzo che facciamo punta a questo. Cercheremo di dare una risposta che è dovuta, per suo figlio, sua nuora e le persone che sono cadute“.
“La leadership, non è mai stato solo in mano a Messina Denaro. Però è sempre stato presente, un garante anche per altre organizzazioni criminali. Quindi è importante averlo sottratto a Cosa Nostra. È stato proposto fin da subito il 41 bis, ma non possiamo rivelare in quale casa circondariale verrà portato. La latitanza si è svolta tra Trapani e Palermo negli ultimi anni. Non abbiamo ancora interrogato Messina Denaro, solo due battute iniziali con gli agenti che lo hanno arrestato”.
Generale Santo
“Dopo un percorso investigativo molto lungo, ci siamo concentrati su questo aspetto, cioè quello relativo alla salute, e che stesse frequentando una struttura sanitaria per curare la sua malattia. Il lavoro è stato basato sulla riservatezza e sul modo con cui, in poche settimane, abbiamo messo insieme elementi che ci hanno portato alla data di oggi. Quella in cui si sarebbe sottoposto ad accertamenti“.
“Dovevamo allo stesso tempo garantire la sicurezza delle persone che avevano accesso alla struttura. Ci siamo concentrati, dunque, sulla prima parte della mattinata, grazie ad identificazioni precedenti. Questo risultato è il lavoro del sacrificio di tanti Carabinieri. Storico risultato, che ha dovuto far riferimento ad attività andate avanti in maniera incessante. Avevamo indicazioni che una persona, che poi corrispondeva a Messina Denaro, doveva sottoporsi ad accertamenti. Poi oggi abbiamo avuto la conferma che si trattasse realmente di lui. C’erano due livelli di cinturazione. Uno operativo per identificare che entravano ed uscivano. L’altra che aveva il compito di entrare nella clinica“.
“Negli ultimi anni si sono tenute oltre 100 misure cautelari. Si aggiungono anche sequestro e confisca. Poi c’è, inoltre, il lavoro della guardia di Finanza e della Polizia. Arrivando così, infine, al latitante. I documenti sembrano autentici, ma dovremo aspettare per capire se è falsificato oppure no”.
Procuratore aggiunto, Guido
“L’aspetto sanitario è stato importante. Gli eventi che ti espongono ad uscire allo scoperto. Non abbiamo trovato un uomo distrutto o in bassa fortuna. Apparentemente in buona salute e ben curato, in linea con quello che potrebbe essere una persona di 60 anni in buone condizione economiche. Retto anche da persone che lo hanno appoggiato nel corso della sua latitanza“.
“Era certamente un fruitore della Maddalena, di un centro di eccellenza. Quindi ben vestito, indossava dei beni decisamente di lusso. Quindi possiamo desumere che le sue condizioni di vita erano benestanti“.
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