Una delle sfide più affascinanti nel panorama calcistico italiano è senza dubbio quella tra il Palermo e il Bari. Non soltanto per il loro blasone, ma anche perchè in queste due piazza del sud sono passati tantissimi calciatori, che hanno lasciato un segno indelebile nei cuori dei tifosi. Un calciatore che ha vestito sia la maglia rosanero, sia quella biancorossa, è Antonio Lopez, detto Totò.
Nato a Bari nel 1952, ha iniziato a giocare a calcio nel quartiere Redentore, nel capoluogo pugliese. I suoi genitori, come tutte le madri e i padri del mondo, si aspettavano ben altro da lui: finire la scuola per poi accedere all’università e, magari, trovare un’ottima posizione lavorativa per il proprio futuro. Lopez, però, scelse la via del pallone: tutto ciò avvenne tra gli anni tra il ’65 e il ’70.
Totò Lopez entra a far parte del Bari a 14 anni: dalle mattonelle alla terra battuta
La prima squadra, dove Lopez è riuscito a mettere in mostra le proprie potenzialità, è stata il Bari del presidente Angelo De Palo. Qui, il centrocampista classe ’52 inizia a crescere calcisticamente nelle giovanili della propria città natale. Avviene un passaggio fondamentale nello sviluppo di Lopez: dalle mattonelle di strada, dove ha iniziato a giocare da piccolo, passa all’improvviso sui campi in terra battuta. Non è facile questo cambiamento del terreno di gioco per il barese. Assieme ai propri compagni di squadra, però, anche spinto dalla passione per questo sport, riesce a mettere sempre sacrificio e sudore su ogni pallone toccato.
Dopo aver giocato con gli allievi, la Juniores, la Primavera e nel campionato De Martino, Lopez viene chiamato nella prima squadra del Bari. Tutto ciò grazie all’allora tecnico della primavera biancorossa, Luciano Pirazzini. Infatti, in quel momento, la dirigenza dei galletti fece una lunga lista di calciatori, che avrebbero lasciato il club del capoluogo pugliese: tra questi esuberi c’era anche il nome di Totò Lopez. Il tecnico originario di Pavullo nel Frigano decise, così, di organizzare un’ultima partita in casa, per valutare tutti i calciatore nella lista.
Sembra quasi scontato, ma la dirigenza vide del talento in Lopez. Così, riesce ad approdare in prima squadra nel 1971. In quella stagione, il Bari era in Serie B e l’allenatore Lauro Toneatto riesce a portare i propri ragazzi all’undicesima posizione in classifica con 40 punti conquistati. Il centrocampista riesce a collezionare, inoltre, nella sua prima stagione, tra i professionisti, 26 presenze e 3 gol. Il campionato successivo sarà negativo per Lopez: infatti, il più delle volte non sarà mai convocato da Carlo Regalia, giocando soltanto 4 partite da subentrato. Il classe ’52 viene, così, ceduto al Pescara.
Gli anni ’80: l’arrivo a Palermo di Lopez
Dopo aver passato 5 stagioni in Serie A con la maglia della Lazio, nel 1980 Lopez viene ceduto al Palermo del presidente Gaspare Gambino. Per quel campionato di Serie B, la squadra viene affidata a Fernando Veneranda e, oltre all’ex Bari, arriva anche un certo Egidio Calloni, dal Perugia, che in quella stagione riuscirà ad essere il migliore marcatore con 11 gol. Il campionato cadetto del Palermo comincia in salita, a causa dei 5 punti di penalizzazione inflitti al club siciliano per il calcioscommesse.
Ritornando al fuoriclasse pugliese, al primo anno con la maglia rosanero riesce a scendere sul campo di calcio per ben 33 volte, segnando anche due gol contro l’Hellas Verona e il Rimini. Il Palermo, alla fine, riuscirà a salvarsi dalla retrocessione in Serie C con 34 punti. L’anno dopo, con Antonio Renna in panchina, la squadra rosanero non riesce per poco a conquistare la promozione nella massima serie. Lopez, assieme a Gianni De Rosa ed altri talenti, riescono a far divertire il proprio pubblico a suon di gol: ben 52 totali in tutta la stagione.
Infine, nell’ultimo campionato in Sicilia, Lopez riuscì a lasciare il segno grazie ai suoi 3 gol e alle sue abilità palla al piede. Nella sfida di fine stagione contro il Campobasso, darà il suo addio alla maglia rosanero e al Palermo.
Decide, così, di ritornare al Bari, retrocesso in Serie C1 e, dopo esser diventato il capitano dei biancorossi, riesce a conquistare la vittoria del campionato. L’anno seguente, inoltre, raggiunse un’altra impresa: quella della promozione storica in A con la squadra della sua città.
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