Serie B: retrocesse le società più fragili?
E’ interessante constatare come le quattro retrocessioni dalla B alla C della stagione 2022/2023 siano probabilmente un indicatore di come la solidità delle società calcistiche sia ormai un fattore imprescindibile per competere al alti livelli nel calcio moderno.
Dal play-out di serie B è risultata perdente il Brescia, che è ha così raggiunto le altre tre squadre direttamente retrocesse in lega pro al termine della regular season: Benevento, Spal e Perugia.
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Forse non casualmente si tratta, a ben vedere, delle squadre che avevano manifestato le maggiori criticità a livello societario nel corso della stagione.
Partendo dall’ultima in classifica, il Benevento, rileviamo come già al termine della stagione 2021/2022 il Presidente Vigorito avesse manifestato la difficoltà nel proseguire, senza concreti aiuti finanziari da altri soggetti imprenditoriali.
Ne è derivato un mercato estivo dei giallorossi con alcune cessioni eccellenti e rincalzi non all’altezza dei predecessori, con tuttavia il mantenimento di obiettivi e quindi di attese molto importanti, se consideriamo che ai nastri di partenza la squadra campana aveva come target stagionale minimo proprio i play-off.
Le alte aspettative avevano portato la proprietà, forse in modo non prudente, a esonerare già a Settembre l’allenatore Fabio Caserta, per affidare la squadra a Fabio Cannavaro, poi a Stellone e quindi ad Agostinelli.
Corini non lascia, anzi raddoppia
Spal, Perugia e Brescia…
A Ferrara tante promesse disattese dalla proprietà guidata da Tacopina, ma la realtà ha evidenziato scelte tecniche discutibili e ben tre allenatori: partenza con Roberto Venturato, quindi Daniele De Rossi, in precedenza finito nel mirino anche del Palermo, ed infine Massimo Oddo.
Ancora a Perugia una proprietà con il cartello “Vendesi” perennemente esposto fuori dalla finestra, decide di partire con Castori per poi esonerarlo dopo il derby perso con la Ternana, ingaggiare Silvio Baldini e quindi richiamare Castori, in seguito alle dimissioni del tecnico toscano dopo tre sconfitte su tre partite giocate.
A Brescia i guai giudiziari del proprietario Cellino e le continue voci di vendita imminente della società non hanno contribuito a creare un clima sereno nell’ambiente delle rondinelle.
Dal punto di vista tecnico, la stagione è stata turbolenta con l’avvio del campionato affidato a Pep Clotet, che parte bene con 5 vittorie in sei partite, poi però il crollo e l’ingaggio di Alfredo Aietti, tecnico che dura solo due partite.
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Si richiama quindi Clotet per una breve parentesi, poi si passa al tecnico della primavera Davide Possanzini e, infine, la chiusura della stagione affidata a Gastaldello.
Quattro situazioni che presentano notevoli analogie tra di loro riassumibili in due elementi fondamentali: da un lato problemi societari di tipo finanziario o semplicemente legati alle prospettive (vendo o non vendo? Investo o bivacco?), dall’altro un’altalena di scelte tecniche, spesso di pancia e non sempre giustificabili sulla base dei risultati in campo.
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Vicende che dovrebbero rassicurare la tifoseria palermitana, che oggi con City Football Group al timone può beneficiare di solidità finanziaria e stabilità tecnica, se pensiamo che l’allenatore Corini nonostante il complesso avvio è stato comunque mantenuto al suo posto.
Scelte tecniche di perseveranza e pazienza che nel caso del Palermo si sono rivelate vincenti, ma c’è sempre l’eccezione che conferma la regola: se guardiamo in casa Pisa, infatti, non sono bastati una società tra le più solide in Italia e un tecnico preparato come D’Angelo per centrare l’obiettivo minimo dei play-off.
David Majorca
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