Pastore: “Voglio diventare direttore sportivo. Delio Rossi è stato incredibile”
L’ex Palermo Javier Pastore, in un’intervista rilasciata al giornale La Nacion, ha parlato della sua carriera. Il fantasista ha ricordato tutte le tappe della sua carriera tra cui quello di Palermo. L’argentino ha poi svelato il suo possibile futuro che sarà ancora nel mondo del calcio. Ecco di seguito le sue parole.
Le parole di Pastore
“Oggi sono tranquillo. Durante la sofferenza di diversi anni, la mia testa si stava preparando per la pensione. Perché il dolore mi stava togliendo la voglia di allenarmi, di correre, perché sapevo che il dolore sarebbe arrivato dopo. Ma, come se fosse intrappolato in un cerchio, continuava a farlo perché competere rendeva il dolore più sopportabile. In questi ultimi 8 mesi, da maggio/giugno 2023 quando ho terminato il mio contratto in Qatar, con il Qatar Sports Club, il dolore è stato 10 volte più forte perché non avevo più l’adrenalina o la motivazione per arrivare alla partita del fine settimana. Sapevo che non sarei riuscito a fare un passaggio, un gol, quindi il dolore si è moltiplicato per mille. La mia testa ha detto basta”.
Sul suo futuro: “Ho pensato tanto, tantissimo, in questi mesi, ho parlato con tante persone dell’ambiente, dagli allenatori agli ex compagni che se ne sono già andati e svolgono altre attività nell’ambito del calcio. A maggio inizierò un corso sulla gestione del club, mi piace di più il ruolo di direttore sportivo. Stai con la squadra e il club, fai da tramite. Mi è sempre piaciuto ascoltare e imparare, mi vedo più vicino al profilo del leader che a quello dell’allenatore”.
Gli allenatori che lo hanno più influenzato: “Ancelotti è stato un grande allenatore, mi ha dato tanti strumenti. Come team manager, manager di spogliatoio e manager di punta, è quello che ha avuto il maggiore impatto su di me. E Delio Rossi, a Palermo, è stato incredibile: si è preso cura di me. Quando è arrivato mi ha detto: ‘Non giocherai con me il primo mese, andrai in panchina, ma lavoreremo tatticamente tutti i giorni, da soli, dopo l’allenamento con il gruppo. ‘ E mi ha insegnato così tanto che ha cambiato il mio modo di pensare, di giocare, il mio posto in campo, ho imparato quando aiutare e quando no. Ha cambiato il mio modo di giocare al 100%, sapendo come trovare la palla in punti del campo in cui non andavo nemmeno”.
Su Scaloni: “Se non sbaglio, visto che ho pessima memoria, ci siamo affrontati in alcuni Palermo-Lazio. Poi sono stato ai tempi di Sampaoli in Nazionale e lui ha cominciato a lavorare con lo staff tecnico e mi è sempre piaciuto moltissimo. È una persona molto semplice, umile, ha sempre avuto buoni consigli per i più piccoli.
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