“Strade Rosanero”
L’ospite rosanero:
Saverio Calvaruso, il gradito ospite di questa puntata, ha un cuore che batte “h24” per il Palermo e per Palermo; non ci sono mezze misure. Non c’è spazio per incertezze o zone d’ombra quando si parla della sua fede calcistica e non solo. Saverio ha 41 anni e dopo aver girato dal 2008 al 2013 tra Piemonte e Lombardia , ha deciso di fermarsi nella bellissima Emilia Romagna. Di professione ci dice con orgoglio che “Faccio il postino” e con lo stesso impeto precisa “sono sposato e ho 2 figlie”. Ma il pezzo forte del suo ”repertorio”, il nostro ospite, ce lo racconta nel corso dell’intervista e chi vi scrive, non ha alcuna intenzione di rovinarvi la sorpresa…
Buona lettura.
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“Ognuno percorre la sua strada, ma a tinte rosanero è senz’altro più bella!”
Le domande:
- Se ti dico Palermo cosa mi rispondi?
“La mia vita, la mia religione, il mio essere, la mia fede, la mia appartenenza, il mio orgoglio; il mio camminare a testa alta con la fierezza di mostrare i colori della mia città, anche e soprattutto quando le cose vanno male. Palermo è la mia città. Palermo unisce le radici e l’anima del mio essere.”
- Dove ti ha portato il rosanero?
Il rosanero mi ha portato ad essere preso per pazzo e squilibrato. Mi ha portato ad avere una crisi respiratoria il 21 aprile del 2013 quando Ilicic pareggiò a Catania al 94esimo; mi ha portato nei campi in terra battuta, mi ha portato a “schivare vasi lanciati dai balconi fra le vie di Giarre”; fondamentalmente, il rosanero, è il connubio che ha guidato, guida e guiderà la mia vita in ogni cosa, anche (per esempio) nel programmare il piano ferie in ufficio, e soprattutto mi ha portato a chiamare la mia prima figlia, Rosa Nerea.
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- La tua partita del cuore?
Non è facile; ne nomino due ma più che altro per importanza emotiva. La prima è Palermo-Fidelis Andria 1-1 del 02 giugno 1991. Gol di Pietro De Sensi e promozione in serie B; avevo 8 anni, l’amore lo avevo già scoperto 4 anni prima (la prima volta che andai allo stadio), ma quel 2 giugno lo vedo come il mio matrimonio col Palermo. L’altra partita è Juventus-Palermo 0-2 del 28 febbraio 2010, la sera in cui Miccoli decise di fare girare la testa a Manninger e a tutto lo stadio quando con un tiro telecomandato (F. Repice cit.) mise la palla all’incrocio dei pali e col raddoppio di Budan passammo quarti in classifica. Cosa volete che aggiunga…?
- Il tuo giocatore del cuore?
Chi mi conosce sa bene che io amo chi suda e onora la maglia, a tal proposito tengo a precisare che sono stato uno dei pochi palermitani che ha sempre difeso Matějů, un ragazzo che, a mio parere, seppur con dei limiti calcistici, ha sempre mostrato in campo impegno e volontà; il giocatore che comunque per me rappresenta la storia del Palermo calcio per me è Fabrizio Miccoli.
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- Esprimi un desiderio, ce lo racconti?
I desideri sono tanti: c’è quello di non vedere più il Palermo “violentato” come nel 2019 durante il passaggio di proprietà, il desiderio di non vedere finti tifosi, che si eleggono a tali, continuare a bersagliare tutto e tutti quando le cose vanno male. Ma il mio più grande sogno è quello di non avere più a che fare con certi personaggi loschi che con i nostri colori volevano solamente lucrare. Se poi non si vince sul campo pazienza, arriveranno anche i risultati, ma l’unica cosa certa è che il Palermo, anche se non splende, è come un diamante… è e sarà per sempre.
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