Palermo – Coppa Italia, 50 anni dalla grande beffa
Il 23 maggio 1974 il Palermo perdeva la finale di Coppa Italia contro il Bologna
Questo il titolo de Repubblica, in edicola oggi
L’articolo di Salvatore Geraci è un tuffo nel passato, all’interno di una delle beffe più grandi della storia del Palermo. 50 anni fa si chiudeva la “favola senza lieto fine”, con la finale di Coppa Italia a Roma contro il Bologna.
L’arbitro Gonella venne criticato per la scelta di assegnare ai felsinei un calcio di rigore a tempo scaduto, molto dubbio. Chi subì il fallo, il poi ds del Palermo Bulgarelli, ammise pubblicamente la sua “furbata”.
Quella coppa è anche la storia di Corrado Viciani: profeta del gioco corto, allenatore di altri tempi che amava i ritiri, la bella vita e la musica lirica. Uno dei pochi che si permise a dare uno schiaffo a Massimiliano Allegri, ai tempi suo calciatore, per via di un’esultanza esagerata. Fu Renzo Barbera a volerlo sulla panchina del Palermo, ma al “Gattopardo” non stava simpatico per via del suo modo burbero di trattare i giocatori.
I giocatori furono eroi in quella cavalcata, dove il Palermo fece vittime illustri come Fiorentina e Juventus. Gli errori a porta vuota di Magistrelli e Barbana pesano, così come l’autore del fallo-non fallo su Bulgarelli, Ignazio Arcoleo, che si rifiutò di tirare uno dei penalty della lotteria finale dei rigori. In lacrime, venne poi consolato da Viciani che, una volta vista la moviola, si convinse del fatto che non fosse rigore (avendo piena ragione).
Il punto di riferimento della carriera e della vita di Viciani era la moglie Silvana. Dolce e comprensiva, un carattere complementare rispetto a quello del rude tecnico. Uniti nella vita e nella morte: il rimpianto per quella coppa persa ha da sempre alimentato in Corrado un “what if“. Cosa sarebbe cambiato se avesse vinto quella finale?
Il finale amaro viene riassunto dalla gioia strozzata in gola del presidente Barbera, già entrato in campo per festeggiare nei minuti finali prima del rigore assegnato a Bulgarelli. O dagli errori dal dischetto dei promettenti Vullo e Favalli. Il presidente, comunque, assegnò il premio vittoria ai suoi uomini: gelido, invece, si rivolse a Gonella, regalandogli un pupo e evitando di stringergli la mano.
Dopo il quinto posto in Serie B l’anno successivo e una mezza rivolta tentata dai giocatori, Barbera fu costretto ad allontanare Viciani e a venire meno all’accordo sulla parola di un biennale che aveva stipulato con il tecnico. Così, si chiuse la storia di quel Palermo, ad un passo dalla gloria e finito direttamente all’inferno.
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