Regista o non regista? La sfida del Palermo è forse un’altra…
Uno dei temi più dibattuti da un po’ di tempo a questa parte è quello relativo alla mancanza nella rosa del Palermo di un regista naturale. Non esiste infatti un playmaker puro, in grado di fungere da raccordo tra difesa e attacco, capace in sintesi di svolgere tutte le funzioni di un regista moderno: gestione del possesso palla, visione del campo, elevata tecnica di passaggio, sia corto che lungo.
Lo sloveno Leo Stulac era l’unico centrocampista in rosa che presentava queste caratteristiche ed è stato ceduto in prestito biennale alla Reggiana nel corso della sessione estiva dopo due anni deludenti, con pochissimi acuti e costellati da infortuni e prestazioni opache.
Una questione controversa quella del play, perché se è vero che la squadra rosa mostra evidenti difficoltà nell’impostazione del gioco dalla difesa e nella fluidità delle azioni offensive, dall’altro lato non si può affermare con certezza che il problema derivi dalla mancanza di un regista in rosa, ruolo che nel calcio moderno è ormai in via di estinzione a causa dell’evoluzione tattica del gioco.
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L’evoluzione tattica del gioco
Fino a qualche anno fa, il regista era infatti il fulcro delle squadre: un giocatore stazionato davanti alla difesa che orchestrava ogni manovra offensiva, impostando il gioco con calma e visione. Tuttavia, con il calcio che è diventato sempre più dinamico, veloce e fisicamente intenso, le squadre non possono più permettersi un giocatore statico e concentrato esclusivamente sulla regia.
Oggi, il gioco richiede centrocampisti completi, capaci di svolgere più ruoli: devono essere playmaker, ma anche incontristi, correre in entrambe le fasi e contribuire alla fase difensiva. La fluidità tattica ha sostituito le specializzazioni: i compiti di costruzione del gioco sono ora distribuiti tra più giocatori, che si alternano nel gestire il possesso, abbassarsi tra i difensori o inserirsi in avanti. Inoltre, il pressing alto avversario rende sempre più difficile per un regista avere il tempo e lo spazio necessari per impostare il gioco in maniera tradizionale.
I moderni centrocampisti combinino qualità tecniche, atletiche e tattiche, interpretando il gioco in maniera fluida e non più legata a ruoli rigidi. Così, il regista classico si è trasformato in un giocatore multifunzionale, parte integrante di un sistema collettivo più rapido e versatile, dove la costruzione del gioco è una responsabilità condivisa.
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Le scelte del Palermo
Claudio Gomes, probabilmente il migliore in campo nella gara casalinga con il Cosenza, è sicuramente un giocatore che risponde alle caratteristiche del calcio moderno, centrocampista talentuoso e versatile, però più adatto a un ruolo di mediano di rottura piuttosto che di costruttore di gioco. Le sue qualità migliori risiedono tuttavia nel contrasto e nell’intercettazione del pallone, piuttosto che nella distribuzione e nella regia.
Se anche le scelte di calciomercato del Palermo non hanno dato peso alla mancanza in rosa di un regista classico alla vecchia maniera, potrebbe anche il Palermo aver intrapreso la strada dettatala dal nuovo calcio? Va letta in tal senso la crescita di Gomes o l’evoluzione richiesta ad altri giocatori verso un ruolo più ampio e capace anche di migliorare la fase di impostazione e la fluidità della manovra?
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