Palermo – Caro Matteo, che vogliamo fare ?
Caro Matteo,
Il campionato di serie B è fermo, gioca la nazionale, ma devo dirti la sincera verità: io penso a te.
Sai come ti penso? T’immagino passeggiare per Mondello a guardare il mare con il cappuccio della felpa in testa per non farti riconoscere per paura di qualche critica, di qualche lamentela, di qualche domanda imbarazzante da parte di qualche tifoso diventato improvvisamente ingeneroso e perché no, anche un tantino pretenzioso.
Ti immagino nel letto a fine giornata a ripensare a tutto quello che è successo: ai goal, alle dediche, alla nascita dei tuoi figli, alla promozione, alle esultanze, allo stadio pieno, i cori per te e soltanto per te… e poi dire “ ma chi lo avrebbe mai detto”.
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Ti immagino in allenamento da buon capitano sempre primo ad arrivare ed ultimo a andare via, sempre da esempio, oggi invece messo da parte, quasi in ombra a guardare gli altri correre, ridere, scherzare, a fare tutto senza di te.
Ma il momento più doloroso immagino sia non poter indossare la fascia da capitano un attimo prima di entrare in campo e doverti accomodare in panchina, in silenzio, a testa bassa, solo e pensieroso.
Caro Matteo, chi ti scrive porta in bella mostra le cicatrici delle sue esperienze e delle sfide che la vita gli ha posto davanti senza che quest’ultima si fosse degnata di avvisare o chiedere permesso.
Caro Matteo , indipendentemente da come finirà questa storia in rosanero e se mai finirà davvero, mi permetto di darti un consiglio, un suggerimento sussurrato all’orecchio da centinaia di chilometri di distanza: sii sincero con i palermitani e con te stesso, parla chiaro alla gente, sfogati, lascia perdere i contratti e le varie catene a cui un professionista è vincolato, togli quel cappuccio dalla testa, non temere di essere guardato in faccia e raccontaci la tua verità, le tue sofferenze, le tue paure e soprattutto, a parte gli slogan e le parole di facciata, raccontaci se c’è ancora spazio nel tuo cuore per i colori della nostra città e spazio per la passione di migliaia di persone che non vedono l’ora di riabbracciarti ed esultare per un tuo goal.
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Matteo, negli anni ho imparato che ognuno ha il diritto di percorrere la propria strada ovunque essa lo porti, ma allo stesso tempo abbiamo l’obbligo morale di dare il meglio di noi stessi indipendentemente dal punto in cui ci troviamo.
Caro Capitano, c’è la sosta, il campionato è fermo e gioca la nazionale, è anche tornato il freddo e la gente inizia a coprirsi e mai come in questo momento sono certo che i tuoi tifosi avrebbero bisogno di un tuo gesto di affetto, di sincerità e di “apertura” che possa “davvero” abbracciarli.
Ti auguro di poter seguire sempre col sorriso la tua strada , ma oggi devo chiederti di lottare per la nostra.
Caro Capitano, con affetto, gratitudine e stima … che vogliamo fare?
Gaetano Armao
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