“Il diario di fuori dal campo: Francesco Galeoto”
Bentrovati tifosi e tifose rosanero.
Cosa si prova a vestire la maglia della propria città, a giocare nel proprio stadio e magari anche segnarci il goal più bello e importante della propria carriera?
“Quel goal per me è indimenticabile, una cosa bella, indescrivibile; nei momenti in cui sono giù di morale rimetto sempre quella partita, quel goal è meglio di una medicina, è stato un sogno, ho ancora le lacrime agli occhi”.
Le dieci e più domande che mai avranno una risposta
Tecnico e tifosi hanno visto due partite diverse?
Francesco Galeoto, difensore, “picciotto” palermitano e oggi allenatore di calcio, si presenta cosi: sincero, umile e disponibile.
Con il mister trovarsi è stato semplicissimo; mi ha risposto al telefono mentre allenava, mentre era in vespa o poco prima della sua storica partita a calcio a otto con le “vecchie glorie del Palermo che giocano ogni lunedì sera”. Per registrare l’intervista riesco a “braccarlo” durante la direzione di un allenamento.
Parlare con lui è stata una grande emozione; “Ciccio” non conosce mezze misure, 100 % sincerità: “Io sono cosi, dico sempre la verità, poi se parliamo di Palermo ci mancherebbe…”
Gli chiedo come sia stato cambiare città così tante volte:
“Ho girato tantissimo, ho cambiato 11 città, mi piaceva girare, vincevo i campionati e poi andavo via. La mia città è la migliore , mi sono portato dietro anche la mia famiglia , porto anche nel cuore Treviso, sono stati quattro anni bellissimi.”
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Realizzare un goal con la maglia del Palermo e le pressioni che possono esserci:
“Segnare a Palermo è indescrivibile, con la maglia rosa poi… davvero indescrivibile, Palermo è Palermo.
Nessuna pressione a Palermo, a me il pubblico ha sempre gasato, era una garanzia, due uomini in più in campo.
“Io a Palermo nel 1995 ho iniziato a guadagnare il minimo sindacale, lavoravo e poi andavo a giocare; mi viene da piangere a raccontare queste cose, non mi ha aiutato nessuno, nessuna raccomandazione”
“Ho nel cuore anche Palermo Pistoiese dello stesso anno, nonostante il diluvio lo stadio era pieno. Sono rientrato a casa, ho guardato il televideo e ho visto che eravamo primi in classifica.”
Gli domando di raccontarci il suo addio alla città:
“Lasciare Palermo è stato bruttissimo; dopo la retrocessione per non “rubare” soldi al Palermo ho deciso di rescindere consensualmente il contratto. Mi dicevano, “tu sei pazzo”, ma io ho voluto fare cosi.”
Francesco “Ciccio” Galeoto oggi:
“Oggi alleno il Palermo calcio popolare, il calcio che tutti amano senza soldi. Senza pressioni. Il mio sogno è stato sempre quello di allenare nel settore giovanile del Palermo, ho sempre avuto grandi allenatori e maestri come Conte, Gasperini e Sarri.
Pretendo che le mie squadre facciano sempre il terzo tempo a prescindere dal risultato finale, questo è lo sport; dobbiamo sempre salutarci tutti”.
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Il ruolo dell’allenatore:
“L’allenatore deve essere bravo, la squadra deve essere forte nello spogliatoio; i campionati si vincono avendo lo spogliatoio forte. Allegri me lo diceva sempre: devi allenare la testa del giocatore. Chi gioca a calcio deve pensare solo a giocare”
La sua maglia al Palermo Museum:
“È una grande emozione vedere la mia maglia al Palermo Museum; i miei ragazzi mi mandano le foto della maglia”.
L’incredibile umiltà del mister:
“Chiamatemi quando volete, sono a vostra disposizione sempre, se venite qui al campo vi offro una pizza con grande piacere”.
Caro Mister “terzo tempo”, grazie per la tua sincerità, disponibilità e semplicità. Ci hai ricordato che i sogni esistono, si realizzano e ci assistono nei momenti difficili. Ti chiameremo prestissimo per la questione pizza…!
“Ognuno percorre la sua strada, ma a tinte rosanero è senz’altro più bella!”
Gaetano Armao
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