Rino Foschi, il ds di un Palermo che non tornerà più
Oggi parleremo di Rino Foschi, il dirigente che ha segnato un’epoca d’oro per il club siciliano e che ha lasciato un’impronta indelebile nel cuore dei tifosi rosanero.
Prima di entrare nel vivo della sua esperienza palermitana, facciamo un passo indietro. Rino Foschi nasce a Cesena nel 1946, iniziando con la sua prima vera esperienza nel mondo del calcio proprio in Sicilia e più precisamente a Messina, prima società per la quale ha fatto il dirigente, nel campionato 1979-1980 in serie C2. Quindi, anno dopo anno, la scalata ai vertici con vari club dalla C1 alla serie A: Teramo, Ravenna, Avellino, Napoli, Trento, Modena, Hellas Verona, Palermo, Genoa, Torino, Padova e non per ultimo il Cesena, la squadra della sua città, il suo grande amore. Ma non l’unico.
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Foschi si fa notare per la sua abilità nello scovare giovani talenti e nel costruire squadre competitive con budget quasi sempre limitati. Un carattere particolare, irascibile, a volte spigoloso, ma un cuore grande. Quel cuore che durante la prima parentesi palermitana per poco non lo tradì, ma questa è un’altra storia.
Foschi lavora con successo in diverse società prima di approdare a Palermo nel 2002. Maurizio Zamparini acquista la società di viale del Fante e chiama Rino Foschi come direttore sportivo. Il club è in Serie B e l’obiettivo è chiaro: riportare i rosanero in Serie A. Foschi si mette subito al lavoro anche se il primo campionato non si concluderà come sperato. Ma ben presto Foschi dimostra che il suo lavoro lo sa fare e decisamente bene.
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Porta a Palermo giocatori come Luca Toni, che diventerà capocannoniere della Serie B con 30 gol, Lamberto Zauli, Franco Brienza, i gemelli Filippini, Beppe Biava, Massimo Mutarelli solo per citarne alcuni. La stagione 2003-2004 è trionfale: il Palermo vince il campionato con 83 punti e torna in Serie A dopo 31 anni di assenza. La città è in festa e Foschi viene celebrato come uno degli artefici di questo successo insieme a Maurizio Zamparini. Con il Palermo in Serie A, Foschi dà il meglio di sè. Costruisce una squadra che non solo si salva agevolmente, ma che stupisce tutti piazzandosi al sesto posto e qualificandosi per la Coppa UEFA. Negli anni successivi, il Palermo si conferma come una delle realtà più interessanti del calcio di serie A puntando su un blocco tutto italiano che ha in capitan Corini il suo leader. Foschi scopre e valorizza talenti che faranno la storia: Andrea Barzagli, Fabio Grosso, Cristian Zaccardo e Simone Barone che diventeranno campioni del mondo con l’Italia nel 2006.
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Ma non solo: arrivano a Palermo giocatori del calibro di Edinson Cavani, Amauri e Fabrizio Miccoli. Il Palermo si qualifica per tre volte consecutive alla Coppa UEFA e sfiora addirittura la qualificazione in Champions League, sfuggita solo per qualche episodio, diciamo così, sfavorevole.
La squadra rosa nero diventa famosa per il suo gioco a tratti spettacolare e soprattutto per la capacità di lanciare giovani talenti. Foschi è l’artefice di tutto questo, grazie al suo fiuto per i giocatori e alla sua abilità nel condurre trattative di mercato coadiuvato da una rete di osservatori di primissimo piano. Il Cesena è sempre comunque nei suoi pensieri tant’è che il buon Rino anche da lontano, ma ovviamente non ufficialmente, da una mano alla squadra romagnola.
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Il rapporto tra Foschi e il presidente Zamparini è intenso e spesso turbolento. Zamparini è noto per la sua impazienza e per i frequenti cambi di allenatore, mentre Foschi cerca di mantenere una linea di continuità. Nonostante i successi, le tensioni portano Foschi a lasciare il Palermo nel 2008. Tuttavia, il legame con il club e con la città è troppo forte. Foschi tornerà più volte negli anni successivi, chiamato da Zamparini nei momenti di difficoltà.
Nel 2016 viene richiamato, ma resta solo poche settimane. Addurrà motivi di salute per il suo addio, ma furono le scelte di mercato non condivise a costringerlo ad un abbandono doloroso.
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Il suo ultimo e più significativo ritorno avviene nel luglio 2018, in un momento cruciale per la storia del club rosa nero. E il 9 luglio con il Palermo in Serie B e in gravi difficoltà finanziarie quando Foschi torna assumendo la carica di direttore generale. La situazione è critica: la società è sull’orlo del fallimento e Foschi cerca disperatamente di salvarla. Nonostante i suoi sforzi e quelli della squadra, che sul campo conquista la possibilità di giocarsi i play off per la promozione in Serie A, i problemi finanziari sono insormontabili.
Foschi, che nel frattempo era diventato anche presidente, le tenta tutte ma senza riuscire in quella che sarebbe stata la sua più grande impresa. Il Palermo caduto nelle mani di un gruppo di gente senza scrupoli viene escluso dalla Serie B e dichiarato fallito. Per Foschi è un colpo durissimo. In un’intervista dichiara: “Ho vissuto il fallimento del Palermo come una sconfitta personale. Ho dato tutto me stesso per cercare di salvare il club, ma non è bastato”.
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Nonostante il finale amaro, l’eredità di Foschi al Palermo è indiscutibile. Ha contribuito a costruire alcune delle squadre più forti della storia del club, ha scoperto talenti che hanno fatto la storia del calcio italiano e ha portato il Palermo a competere ai massimi livelli.
Ancora oggi, Foschi parla del Palermo con grande affetto. I tifosi rosa nero, non tutti per la dire il vero, perchè qualcuno gli imputa di non aver fatto di tutto per evitare l’amarissimo finale, lo ricordano con gratitudine e nostalgia, come il simbolo di un’epoca d’oro che difficilmente potrà essere dimenticata.
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Rino Foschi rappresenta un capitolo fondamentale nella storia del Palermo Calcio. La sua competenza, la sua passione e il suo legame con la città hanno lasciato un segno indelebile. Nonostante le difficoltà e le delusioni, il suo nome rimarrà per sempre legato ai momenti più gloriosi della squadra rosanero. La sua storia ci ricorda che nel calcio, come nella vita, ci sono alti e bassi, ma è la passione a fare la differenza.
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