Miccoli: «Maria Falcone mi ha capito. Mi sono rimasti solo tre amici ma sono in pace con il mondo»
L’ex calciatore: «Ho sbagliato e pagato. Mia moglie una forza»
La generosità – A Palermo avevo fatto shopping in un negozio di alta moda per 20 mila euro. Portai i vestiti al campo, mi assalirono: li regalai tutti ai miei compagni
L’attività – Oggi sono anche un imprenditore del turismo, ho dei B&B. A volte faccio i check-in ai clienti, li vado a prendere in aeroporto e consegno le colazioni
«Quella città è stata tutto per me: casa, famiglia, amici. Vita. Mi hanno adorato e io li ho amati: tifosi, compagni di squadra, allenatori, presidenti. Sono stati veramente una famiglia»
Questi i titoli del Corriere della Sera, oggi in edicola.
L’articolo di Monica Scozzafava che intervista Fabrizio Miccoli.
Miccoli, ex calciatore di talento con trascorsi in squadre come Palermo e Juventus, racconta la sua vita, gli errori commessi e il percorso di riscatto. A 48 anni, dopo aver scontato una condanna per estorsione aggravata, parla del tempo passato in carcere, definendolo “infinito” e un’esperienza che cerca di superare con dignità e forza interiore.
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Miccoli descrive il carcere come una parentesi amara della sua vita che lo ha costretto a riflettere sui suoi errori, in particolare sulla conversazione del 2011 in cui insultò la memoria del magistrato Giovanni Falcone. Dopo aver scontato sei mesi in carcere e il resto della pena con i servizi sociali, ha incontrato Maria Falcone, sorella del magistrato, per scusarsi. L’incontro è stato per lui un momento significativo di riconciliazione e pentimento. L’ex capitano rosanero sottolinea il dolore provato dai suoi genitori e il supporto fondamentale della sua famiglia, composta dalla moglie Flaviana e dai figli Diego e Swami.
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Oggi, Miccoli ha abbandonato lo stile di vita vistoso che lo caratterizzava, dedicandosi alla sua scuola calcio a San Donato di Lecce, affiliata al Milan. Lavora per aiutare giovani talenti, anche provenienti da contesti difficili, ispirandosi alla sua esperienza di calciatore. Riconosce che i ragazzi di oggi spesso mancano della “fame” di successo che caratterizzava la sua generazione, ma sostiene che il talento va coltivato con impegno. Ricorda con affetto i suoi anni a Palermo, dove era soprannominato il “Maradona del Palermo”, e i tifosi lo consideravano parte della famiglia. Riflette sugli errori che lo hanno portato lontano dal calcio professionistico, ammettendo di essere stato troppo generoso e ingenuo, sempre pronto a dire “sì” a tutti. Nonostante le difficoltà, rimane fiducioso e spera di contribuire ancora al calcio, pur non trovando nella carriera di allenatore una strada adatta a lui.
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Sul piano personale, Miccoli descrive la moglie Flaviana come il pilastro della sua vita e parla con orgoglio dei figli. La famiglia gestisce un’attività nel settore turistico, con lo stesso Miccoli coinvolto direttamente in compiti quotidiani come il check-in degli ospiti. Nonostante ciò, il calcio rimane la sua passione principale, e spera di concretizzare nuovi progetti legati a questo mondo.
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