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Salernitana, quattro anni di carcere per Iervolino: il motivo

Salernitana, quattro anni di carcere per Iervolino: il motivo

Caos in casa della Salernitana, in particolare per il patron Iervolino condannato a quattro anni di carcere. Secondo le ultime notizie, infatti, il patron del club campano è stato condannato per corruzione. Ecco cosa ha portato a questa sentenza.

Il processo di Iervolino, patron della Salernitana

Danilo Iervolino, patron della Salernitana e ex presidente di Unipegaso, è stato condannato a quattro anni di reclusione. Francesco Cavallaro, segretario della Cisal, ha ricevuto una condanna a cinque anni. Mentre Mario Miele, ex factotum di Iervolino e Unipegaso, è stato condannato a due anni e otto mesi. Il docente Francesco Fimmanò, infine, è stato assolto per non aver commesso il fatto. A tutti i condannati sono state concesse le attenuanti generiche e la riduzione della pena per aver scelto il rito abbreviato.

La sentenza

Il Tribunale di Napoli ha accolto quasi interamente le richieste della Procura, rappresentata dai pm Henry John Woodcock e Sergio Ferrigno, e dal procuratore Nicola Gratteri. Sono state confermate le condanne per Danilo Iervolino, Francesco Cavallaro e Mario Miele, mentre è stata accolta l’assoluzione di Francesco Fimmanò per l’accusa di corruzione, che è stata derubricata in traffico di influenze illecite. L’indagine, inizialmente condotta in Calabria su Cavallaro e poi trasferita a Napoli per competenza territoriale, aveva escluso l’aggravante mafiosa, concentrandosi sulle accuse di corruzione legate all’assunzione di Antonio Rossi, figlio del segretario generale del ministero del Lavoro.

I fatti che hanno portato alla condanna

I fatti risalgono al 2019, quando Antonio Rossi fu assunto come docente presso l’Università telematica Unipegaso, con un contratto che gli garantiva circa 68.000 euro per tre anni. La somma è stata sequestrata dalla Guardia di Finanza durante le indagini. L’assunzione avvenne nel periodo in cui Francesco Cavallaro ottenne il parere favorevole per la scissione parziale dei patronati Encal-Inpal in Encal-Cisal e Inpal. Questo gli ha consentito di mantenere vantaggi economici e patrimoniali. Le indagini hanno rivelato anche due richieste di arresto rigettate dal Gip e numerosi favori che Cavallaro, spesso in collaborazione con Iervolino e Unipegaso, elargiva per raggiungere i suoi scopi.

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