Storie Rosanero: Giampaolo Montesano, una bella… “bugia”
Storie Rosanero vi racconta del “più brasiliano dei brasiliani” che hanno vestito la maglia rosanero. Montesamba o Bugia per tutti Giampaolo Montesano
Benvenuti a “Storie Rosanero”, oggi parleremo di Giampaolo Montesano, soprannominato “Montesamba” per le sue movenze eleganti e il dribbling irresistibile.
Bugia, altro soprannome del buon Giampaolo, è stato un calciatore che ha lasciato un segno indelebile nella storia del Palermo e nel cuore dei tifosi rosa nero. Nato ad Aulla, in Toscana, il 6 agosto 1958, Montesano ha vissuto i suoi anni migliori calcisticamente proprio a Palermo, dove ha giocato dal 1979 al 1984. In questa parentesi siciliana, il suo talento e la sua personalità lo hanno reso un idolo della tifoseria.
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Montesano ha mosso i primi passi nel calcio professionistico con il Varese, esordendo in Serie B negli anni ’70. Tuttavia, con la retrocessione del club lombardo in Serie C1, nel 1979 approdò al Palermo come un giovane promettente ma ancora poco conosciuto.
Il suo debutto fu inizialmente accolto con scetticismo: durante una delle prime partite, i tifosi si chiedevano ironicamente chi fosse quel giocatore. Tuttavia, bastarono pochi minuti in campo per conquistare il pubblico della Favorita grazie ai suoi dribbling e alle sue giocate imprevedibili. Da quel momento, iniziò il suo percorso verso l’idolatria dei tifosi.
Il suo arrivo a Palermo fu un’esperienza inizialmente difficile, ma che si è trasformò in una delle tappe più significative della sua vita, sia dal punto di vista umano che professionale. In un’intervista, ha raccontato: “Quando arrivai a Palermo nel 1979 provenivo da Varese e il primo impatto con la città non fu positivo. Io e mia moglie, abituati alla vita in Lombardia, ci sentivamo spaesati. Ci trasferimmo a Partanna Mondello e i primi 4-5 mesi furono molto duri”.
Nonostante le difficoltà iniziali di ambientamento, Montesano e sua moglie si aprirono gradualmente alla città e al suo modo di vivere e di interpretare i rapporti umani: “Dopo i primi mese abbiamo capito qual era l’essenza della città e lì è cambiato tutto. Dopo cinque anni trascorsi a Palermo ci sentivamo come a casa, anzi meglio. Al Nord è più difficile creare legami di un certo spessore. A Palermo ho imparato a rapportarmi agli altri con umanità”.
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Montesano non ha mai dimenticato Palermo e i palermitani esprimendo sempre grande gratitudine per ciò che la città gli ha dato: “Palermo è stata la città che mi ha dato di più. Mi ha permesso di esprimermi come calciatore e come uomo. È qui che ho imparato a vivere la vita”. Nonostante le delusioni sportive, come la retrocessione in Serie C1 nel 1984, Montesano ha sempre mantenuto un forte legame con Palermo e i suoi tifosi, tanto da considerarla una seconda casa.
Fu proprio in Sicilia che la sua carriera decollò. In cinque stagioni con i rosa nero, Montesano collezionò 170 presenze e segnò 21 gol, diventando uno dei giocatori più amati della squadra.
Montesano era un’ala sinistra veloce e imprevedibile, capace di giocare anche sulla destra. Amava dribblare gli avversari, spesso con movimenti spettacolari che mandavano in visibilio il pubblico dello stadio La Favorita (oggi Renzo Barbera). Le sue giocate erano tanto geniali quanto a volte rischiose: non sempre cercava il passaggio più semplice, preferendo tentare serpentine o tiri impossibili. Questa sua indole lo rese una “croce e delizia” per gli allenatori dell’epoca, come Giancarlo Cadè e Antonio Renna.
L’ex difensore Pietro Vierchowod lo definì “imprendibile”, aggiungendo: “Uno come Montesano lo incontri una sola volta nella vita. Per la sua categoria è stato il giocatore più forte che abbia mai affrontato, e guardi che io Maradona l’ho marcato più di una volta”. Anche Zico, suo compagno all’Udinese dopo l’esperienza palermitana, espresse grande ammirazione per lui: “Non ho mai visto nessuno dribblare come lui”.
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Durante la sua permanenza a Palermo, Montesano visse stagioni di alti e bassi. La squadra sfiorò più volte la promozione in Serie A, come nel campionato 1981-1982, quando formò un tandem spettacolare con Gianni De Rosa.
Quella fu probabilmente la migliore per Montesano a Palermo. Sotto la guida di Antonio Renna, formò un duo di grandisssima classe e talento con Gianni De Rosa, portando la squadra a sfiorare la promozione in Serie A. Anche se il sogno non si realizzò, le prestazioni di Montesano furono memorabili: i suoi dribbling sulla fascia e le sue giocate imprevedibili fecero innamorare il pubblico, consolidando il suo status di idolo.
Storie rosanero – Tuttavia, l’ultimo anno con i rosa nero coincise con una retrocessione in Serie C1 nel 1984. Nonostante questo epilogo amaro, Montesano rimase legato alla città e ai tifosi: “A Palermo sono cresciuto come uomo. È stata un’esperienza che mi ha dato tanto”.
Uno degli episodi più ricordati della sua carriera palermitana è la vittoria contro il Milan del 29 marzo 1981. Quel giorno il Palermo si impose per 3-1 contro una squadra che includeva campioni come Franco Baresi. Quella partita rappresenta uno dei momenti più alti della sua avventura in maglia rosa nero.
Il soprannome “Montesamba” nacque grazie al suo stile di gioco spettacolare e alla capacità di incantare i tifosi con giocate da funambolo. Era spesso paragonato a calciatori brasiliani per la sua tecnica sopraffina e la leggerezza nei movimenti. Tuttavia, questa vena artistica lo portava talvolta a essere criticato per un certo egoismo in campo: preferiva gestire il pallone da solo piuttosto che cercare i compagni.
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Dopo l’esperienza a Palermo, Montesano si trasferì all’Udinese per giocare in Serie A nella stagione 1984-1985. Sebbene non trovasse molto spazio in Friuli (14 presenze), quell’esperienza gli permise di confrontarsi con i grandi del calcio italiano. Successivamente vestì le maglie di Cagliari, Modena e Pro Patria prima di chiudere la carriera nei campionati dilettantistici.
Le testimonianze su Montesano da parte di ex colleghi e avversari sono sempre state unanimi nel riconoscerne il talento unico. Come detto prima Pietro Vierchowod lo descrisse come uno dei giocatori più difficili da marcare incontrati nella sua lunga carriera; Zico ne elogiò le doti tecniche; mentre i tifosi del Palermo continuano a ricordarlo come uno degli idoli degli anni ’80.
Un aneddoto curioso riguarda il soprannome “Bugia”, attribuitogli dai compagni di squadra per la sua abitudine di raccontare storie esagerate o poco credibili. Questo lato ironico del suo carattere contribuì a renderlo ancora più amato dai tifosi e dai compagni. Ma non è l’unica bizzarria per la quale è ricordato. Durante gli allenamenti a Palermo, Montesano era solito esercitarsi sui dribbling utilizzando paletti o persino portando il suo pastore tedesco al campo per simulare situazioni di gioco difficili.
Un altro episodio significativo fu la semifinale di Coppa Italia raggiunta con il Cagliari nella stagione 1986-1987: nonostante la retrocessione in Serie C1 nello stesso anno, Montesano dimostrò ancora una volta il suo valore contribuendo al percorso della squadra nella competizione.
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Giampaolo Montesano è stato molto più di un semplice calciatore: è stato un artista del pallone capace di emozionare chiunque lo vedesse giocare. La sua esperienza a Palermo rappresenta uno dei capitoli più belli della storia recente del club rosa nero. Ancora oggi è ricordato non solo per le sue giocate spettacolari ma anche per il legame speciale che instaurò con la città e i suoi tifosi.
Grazie per aver ascoltato questo nuovo episodio di “Storie Rosanero”, una produzione targata TifosiPalermo. Se vi è piaciuto, non dimenticate di iscrivervi e di lasciare una recensione. Alla prossima puntata, sempre alla scoperta di nuove storie legate ai colori rosa nero e alla splendida Palermo!
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