Sport Femminile: Il Governo Meloni taglia i fondi

Sport Femminile: Il Governo Meloni taglia i fondi

Una decisione che scuote il mondo dello sport femminile in Italia: il Governo Meloni ha deciso di non rifinanziare i fondi triennali per il professionismo, previsti dal decreto Nannicini del 2020. Questo fondo, che aveva avuto un impatto significativo nell’introdurre il professionismo nella Serie A Femminile di calcio, è stato uno dei pochi provvedimenti a favore delle atlete e delle squadre. Tuttavia, nonostante il suo successo iniziale, il rifinanziamento non troverà spazio nei piani del governo.

Meloni taglia i fondi: un duro colpo per lo sport femminile

La notizia del taglio dei fondi ha scatenato un acceso dibattito. Federica Cappelletti, presidente della Divisione Serie A Femminile Professionistica, aveva sollevato la questione durante la sua audizione presso la 7° Commissione permanente del Senato, chiedendo un rinnovo dei fondi per garantire continuità e crescita al movimento calcistico femminile. Anche l’Associazione Italiana Calciatori (AIC) aveva sottolineato l’importanza di mantenere gli investimenti per sostenere un settore che, nonostante le difficoltà, sta cercando di affermarsi sempre più nel panorama sportivo nazionale e internazionale.

Sport femminile, un futuro incerto

Numerosi post sui social hanno denunciato la decisione, esprimendo rabbia e delusione per la mancata attenzione verso le atlete e le squadre femminili. Tra le voci più critiche, quelle di Chiara Gribaudo del Partito Democratico e Carolina Morace, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, che hanno definito questa scelta un passo indietro nella lotta per l’uguaglianza di genere nello sport.

Il rischio è che il settore dello sport femminile, già fragile, vada incontro a un ulteriore rallentamento. Nonostante i progressi degli ultimi anni, infatti, lo sport femminile necessita di un continuo supporto per consolidarsi. Ora, la speranza è che l’indignazione crescente porti a una mobilitazione capace di fare pressione sul governo, per rivedere questa decisione e garantire un futuro più giusto e sostenibile per le atlete italiane.

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