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Omicidio Piersanti Mattarella: dopo 45 anni due nuovi indagati

Omicidio Piersanti Mattarella: dopo 45 anni due nuovi indagati

L’omicidio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione siciliana, avvenuto il 6 gennaio 1980 a Palermo sotto gli occhi della moglie e dei figli, è tornato al centro delle indagini con l’iscrizione nel registro degli indagati di due persone ritenute gli esecutori materiali del delitto. Secondo quanto riportato da “Repubblica”, i sospettati sarebbero affiliati a Cosa Nostra, il che rafforzerebbe l’ipotesi che l’omicidio sia stato un atto esclusivamente mafioso, scartando definitivamente la pista del terrorismo nero.

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Omicidio Piersanti Mattarella: i fatti

Quel giorno, Mattarella e la sua famiglia si stavano recando a messa quando un commando entrò in azione nei pressi della loro abitazione. Testimoni descrissero un giovane sicario che, dopo aver sparato quattro colpi con una pistola calibro 38 special, passò a un altro revolver, sparando altri quattro colpi. L’omicida agì a volto scoperto, consentendo la realizzazione di un identikit basato sulla descrizione della vedova. Questo portò inizialmente a sospettare di Valerio Fioravanti, leader dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), un’ipotesi che però non ha trovato riscontri certi e fu poi scartata.

Per anni si è dibattuto sulla possibilità che l’arma del delitto fosse stata utilizzata anche per l’omicidio del giudice Mario Amato, avvenuto pochi mesi dopo. Tuttavia, le verifiche tecniche non hanno confermato tale collegamento.

Il ruolo della mafia e il depistaggio

L’assassinio di Mattarella si inserisce nel contesto degli anni di massimo potere mafioso a Palermo, dominati da personaggi come Vito Ciancimino, ex sindaco e figura chiave del sistema politico-mafioso. Mattarella, noto per la sua integrità e per la lotta contro gli interessi criminali legati agli appalti e alle concessioni edilizie, rappresentava un ostacolo per gli affari illeciti di Cosa Nostra.

Ciancimino, pur essendo morto nel 2002, viene considerato una figura centrale negli intrighi di quel periodo. Secondo alcune sentenze, avrebbe contribuito a depistare le indagini, orientandole verso la pista del terrorismo brigatista, come fece anche per l’omicidio di Pio La Torre, segretario regionale del PCI, ucciso due anni dopo.

Le ultime indagini

Le indagini si sono concentrate già da tempo su Antonino Madonia, boss mafioso condannato all’ergastolo, arrestato nel 1989 e considerato uno degli esecutori del delitto. La Procura di Palermo ha ora ottenuto nuove prove e testimonianze che rafforzerebbero l’accusa contro i due presunti killer. Questa svolta conferma l’intreccio tra il delitto e la strategia di Cosa Nostra per eliminare le figure istituzionali più ostili al suo dominio, relegando definitivamente in secondo piano l’ipotesi di un coinvolgimento del terrorismo nero.

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