
Renzo Barbera, ecco perché il Palermo non ha ancora presentato un progetto
Tra le tante cose dette dal duo di Oso, Forello-Argiroffi, ce ne è una indiscutibilmente vera: il Palermo non ha presentato ancora alcun progetto per il rifacimento del Barbera.
Una cosa che ha fatto “saltare” sulla loro comodissima poltrona i due solerti consiglieri comunali.
Se non fosse che non c’è proprio nulla di strano, nè una mancanza di volontà da parte della società rosanero.
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Dovrebbe essere noto a tutti che uno studio serio di ingegneria/architettura non prenderebbe mai l’incarico di redigere un progetto, per di più per un’opera così importante e costosa come uno stadio, senza chiedere al committente se ha titolo sull’area interessata per la costruzione dello stesso. Oggi il Palermo potrebbe chiedere solamente di essere creduto sulla fiducia e nessuno studio di progettazione, lo ribadiamo serio, si metterebbe a lavorare su un progetto con questo presupposto.
I costi del progetto
Ma non solo, il costo per un progetto del genere, ipotizzando un impegno di spesa superiore ai 100 milioni di euro, anche se è vero che nella bozza di convenzione si ipotizza una cifra non inferiore a 47 milioni di euro (30+17), sarebbe decisamente ingente. Solitamente, infatti, il costo di progettazione è di circa il 10% dell’importo previsto per la realizzazione dell’opera.
Quindi, se mai fosse possibile bypassare il primo punto, il Palermo dovrebbe accollarsi di spendere, diciamo, più o meno dieci milioni di euro senza avere alcuna certezza con il rischio di gettarli letteralmente nell’immondizia.
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Ma andiamo avanti. A conferma di quanto su esposto non va dimenticata una cosa tutt’altro che secondaria, ovvero se e quando la società di viale del Fante avrà in concessione lo stadio, il problema non sarà ancora del tutto definito. Cosa vogliamo dire? Facile. Ci sarà sempre di mezzo la Sovrintendenza con la quale dover discutere per il rifacimento del Barbera. Ricordate? Il terzo anello formalmente non è mai stato “sanato” e ad oggi è teoricamente abusivo e quindi da smontare e oltretutto la facciata, così come avvenuto in occasione dei lavori per Italia ’90, dovrà essere conservata anche questa volta avendo un vincolo.
Ditemi voi, quindi, su quali basi certe può essere redatto il progetto tanto caro a Forello e alla Argiroffi?
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Che poi il testo della bozza di convenzione “non rispetta la grande fede calcistica e per lo stadio dei cittadini palermitani” sarebbe curioso capire da cosa si desume considerato quello che ad oggi questa società ha fatto. Ovviamente non parliamo dei risultati sportivi che sono evidentemente carenti, ma di quanto fatto fuori dal campo. Su tutti, ad esempio, la realizzazione del centro sportivo di Torretta esclusivamente con fondi propri e in tempi record considerando quelli per l’esecuzione di qualsivoglia opera pubblica a Palermo e non solo. Aggiungiamo qualcuno pensa di poter mettere in dubbio che se lo stadio è aperto è solo per i lavori effettuati dal Palermo con costi molto ingenti che verranno comunque portati a compensazione?
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E poi, scusateci, una convenzione che prevede il rifacimento integrale di un impianto che sta cadendo a pezzi, la bonifica di un’area pericolosa, per tutto quello che si trova sotterrato, ed abbandonata che richiede ingentissime somme di denaro anche solo per essere resa decorosa come quella dell’ex campo rom, la rifunzionalizzazione di una struttura abbandonata da anni come l’ex centro stampa di Italia ’90, meglio conosciuto come il pallone, l’utilizzo di aree (fonte stadio delle palme, piazza Giovanni Paolo II, davanti all’ippodromo) a fronte di un canone e da sfruttare solo in occasione delle partite che in condizioni normali non frutterebbero un solo euro alle casse comunali, “non rispetterebbe la grande fede calcistica dei tifosi rosanero”? Si è vero, non solo quella dei tifosi rosanero ma di un’intera cittadinanza che potrebbe veder spese somme importanti come quelle che servirebbero per realizzare quanto spiegato, per opere più urgenti.
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Attenzione è ovvio che il Cfg non è un ente di beneficenza ma vuole fare impresa e riteniamo sia anche normale. Preoccuparsi oggi di un’azienda che vuol fare per generare utili è a dir poco strano, ci sarebbe al contrario da preoccuparsi se venisse un’azienda disponile ad investire senza badare al ritorno economico perché allora si, ci sarebbe da chiedersi da dove arrivano quei capitali e quale obiettivo hanno. E invece siamo convinti che le tante persone impiegate ad oggi in società e quelle che servirebbero per la realizzazione del nuovo stadio,sono linfa vitale per una città dove c’è enorme bisogno di dare lavoro.
Dire no a tutto è sempre molto molto facile, proporre soluzioni è difficilissimo.
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Essere pro e non contro, anche se si è all’opposizione, a volte non è un segnale di debolezza ma di buonsenso. Certo la politica, dove apparire è più importante della sostanza delle cose che si fanno, capiamo bene che a volte richieda certe uscite. Ma è indubbiamente vero che ci sono tante cose importanti e sotto gli occhi di tutti sulle quali provare a fare delle battaglie vere e che possano portare a qualcosa di concreto. Soprattutto quando, come in questo caso, sollevare un polverone è assolutamente inutile, considerato che alla fine, per fortuna, l’eventuale approvazione della concessione avverrà semplicemente a maggioranza.
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