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Hernandez: “Sogno di tornare a Palermo, farei meglio”. E su Zamparini…

Abel Hernandez si racconta tra passato, presente e futuro. L’avventura al Palermo è ancora vivida nella mente dell’attaccante, il quale ai microfoni di Gianlucadimarzio.com ha anche ammesso che il desiderio di tornare in Sicilia lo solletica.

L’avventura di Hernandez al Palermo

Se portassi l’Abel di oggi al Palermo penso che farei molto meglio. Mi piacerebbe tornare anche solo per rivedere la città e i tanti amici che ho ancora lì”, ha detto Hernandez ricordando i bei tempi in rosanero. “Sono ancora nel pieno della mia carriera ma se dovessi tornare in un club, lo farei solo per il Palermo o l’Hull City, dove ho vissuto quattro anni stupendi e ho lasciato un buon ricordo”.

L’avventura al club dell’allora patron Maurizio Zamparini è stata però caratterizzata da alti e bassi. Fin dall’inizio, nel 2009, quando alle visite mediche gli trovarono un’aritmia ventricolare. “Per fortuna è andato tutto bene. Giocare in Italia era un sogno che avevo sin da bambino e condividere lo spogliatoio con i giocatori di quel Palermo era bellissimo. Il ricordo migliore rimane il primo gol in Serie A: contro l’Inter a San Siro”. Non manca però anche qualche rimpianto. “A quei tempi se segnavo un gol, spesso nella partita successiva mi capitava di staccare un po’ la spina”. Una discontinuità che la società a quei tempi attribuiva ai fattori di distrazione extra-campo. “In discoteca ci andavo solo una volta a settimana, dopo la partita. Normale per un ragazzo. Però sai com’è la gente, ti vedono una volta e se la settimana dopo sbagli la partita, è perché sei andato tutta la settimana a ballare. Probabilmente qualcuno gliel’ha riportata male e poi il presidente ha detto quello che gli passava per la testa. Un aneddoto su Zamparini? II nostro rapporto è sempre stato buono. L’unico aneddoto che ho con lui riguarda il mio addio: era fatta con l’Hull City, ma lui non rispondeva al cellulare perché gli dispiaceva cedermi e allora io, il mio procuratore e anche Mino Raiola, ci siamo recati a casa sua con l’offerta. È stato strano andare a bussare alla porta del presidente (ride, ndr)”.

Un ampio capitolo della carriera in rosanero riguarda invece i numerosi allenatori che si sono alternati sulla panchina. “Ogni stagione c’erano almeno due cambi. Però questo era il modo di lavorare di Zamparini e credo che abbia fatto anche del bene: alla fine siamo retrocessi, ma lui ha riportato il club in Serie A dopo tanti anni e l’ha fatto andare in Europa. La gente lo deve ringraziare. Il più importante tra gli allenatori credo sia stato Delio Rossi. Mi ha dato quella fiducia necessaria per giocare con tranquillità. Arrivavo da un calcio meno dinamico e non ero abituato a difendere, lui mi ha fatto capire che per giocare in Serie A dovevo correre. Il peggiore Bortolo Mutti. La più brutta esperienza l’ho vissuta con lui. L’unico con cui non ho avuto un bel rapporto. Non mi ricordo se siamo arrivati a litigare, ma non c’era feeling”. E su Rino Gattuso: “Meritava di lavorare di più, perché piano piano stavamo capendo il suo modo di giocare. Tutto lo spogliatoio gli voleva bene ed è stata l’unica volta nella mia carriera che ho visto tutto il gruppo andarlo a salutare al momento dell’esonero. Si era dimostrata una persona importante. Seguo la Serie A e ho visto che sta facendo molto bene al Napoli: credo che abbia tutte le capacità per diventare il miglior allenatore in Italia e anche tra i migliori d’Europa”.

Tanti anche gli ex compagni che gli sono rimasti nel cuore: “Col Flaco mi sono trovato meglio in assoluto, anche fuori dal campo. Cavani quando sono arrivato era come un fratello maggiore, mi ha aiutato tanto. Con DybalaVazquez penso che nessuno si troverebbe male a giocarci insieme: due fenomeni. Ci sentiamo ancora ogni tanto. Con Pastore dormivamo nella stessa stanza nei ritiri e studiavamo i balletti per le esultanze. Ora ho visto che è infortunato, ma credo che abbia bisogno di tornare in campo e di avere la fiducia dell’allenatore, poi sono sicuro che tornerà il Flaco che tutti abbiamo conosciuto”. E tra gli italiani: “Miccoli era la bandiera di quel Palermo. Per me è stato uno dei più grandi con cui ho giocato. Negli ultimi anni eravamo diventati i due veterani dello spogliatoio e spesso capitava di fare degli scherzi ai nuovi: avevamo l’abitudine di nascondere i vestiti ai compagni che si vestivano male (ride, ndr)”.

Il presente in Brasile

Dopo la fine dell’avventura all’Hull City, Abel Hernandez si è trasferito allo CSKA Mosca. La parentesi in Russia è stata però deludente. “Non ci sarei dovuto andare: avevo la possibilità di rinnovare, ma ho scelto di andare al CSKA perché giocava la Champions. Una scelta economica e professionale, ma non è andata bene, anche per una cultura totalmente diversa”, ha spiegato. Poi è volato in Qatar. “Un’esperienza positiva quella all’Al-Ahli, anche se per via della quarantena non ho potuto raggiungere la mia famiglia in Uruguay per la nascita di mia figlia, che ho conosciuto solo due mesi dopo”.

Adesso Abel Hernandez si trova in Brasile, dove veste la maglia dell’Inter di Porto Alegre. Attualmente però è ai box per un problema alla coscia. “Sono tornato in panchina nelle ultime due partite, ma non ho giocato. Credo che la mia avventura qui stia andando bene. Il mio obiettivo è arrivare nella miglior condizione al finale di campionato”, ha raccontato. Per lui venti presenze e quattro reti prima dello stop.

Il sogno per il futuro

Nonostante Abel Hernandez abbia ormai trent’anni, sogna ancora di tornare in Europa. Il Palermo non è l’unica squadra italiana in cui vorrebbe approdare. “Un’altra è la Sampdoria. Adesso ci sta giocando un grande amico mio che è Gatson Ramirez. In passato, il mio agente me ne aveva parlato, ma alla fine non se n’è fatto nulla. Comunque la Samp è una squadra che mi è sempre piaciuta, anche per la maglia”. E non solo. “Tempo fa c’era la possibilità di andare in Inghilterra al Watford, proposte dall’Italia non ne ricordo. Voglio tornare a giocare ad alti livelli, la Premier o la Serie A sarebbero un sogno. Senza nulla togliere all’Internacional, perché sto giocando nel campionato più importante del Sud America”.

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