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Sicilia, una zona rossa senza eccezioni… altrimenti è una presa in giro

Musumeci Sicilia zona rossa

Sicilia, una zona rossa senza eccezioni altrimenti è una presa in giro.

Se i numeri degli ultimi giorni dicono che in Sicilia dovrà essere zona rossa, che sia almeno una cosa seria e non una presa in giro come è stato purtroppo il decreto Natale. Quello che, travestito da decreto, era un liberi tutti che adesso è chiamato in causa come responsabile del crescere della pandemia. La terza ondata, dicono.

Come chiede il sindaco Orlando e come sembra ormai orientato a fare il presidente Musumeci, la Sicilia finirà presto (oggi stesso?) in zona rossa e questo per evitare il diffondersi dei contagi con il conseguente ingolfamento delle strutture sanitarie. E siccome purtroppo oltre al coronavirus, ci sono tante altre patologie che necessitano di ricoveri, mandare in tilt, mandare in crisi le strutture sanitarie dell’isola sarebbe molto rischioso, visto che ancora, seppur faticosamente, reggono.

Urgono misure straordinarie e quindi  un periodo di sacrifici che i siciliani devono affrontare, a cui devo andare incontro.

Se deve essere zona rossa, ci auguriamo almeno che sia un lockdown serio, senza deroghe, senza eccezioni perché altrimenti diventa solo una buffonata ed una manovra di facciata. 15 giorni di restrizioni senza eccezioni, 15 giorni in cui tutti dovremo provare a stare più a casa. L’unica deroga possibile sarebbe soltanto la visita ad anziani genitori o parenti (nonni,zii) che non potrebbero fare affidamento su altre figure. Così come un’altra eccezione potrebbe essere quello di consentire le visite ai fidanzati/fidanzate.

Se per due settimane non si va nella seconda casa non è una catastrofe. Insomma tranne motivi di grosse impellenza, andrebbero vietati tutti gli spostamenti possibili; solo così si può realizzare un vero distanziamento e sperare di dare una spallata al diffondersi dei contagi. Sarebbe anche un modo per essere solidali con le categorie lavorative che in questi mesi stanno pagando il prezzo più alto.

La scuola merita una riflessione diversa: in sè, le lezioni in presenza non sono veicolo di contagio, dicono i dati. Ma riaprire le scuole significa autorizzare tante persone ad uscire per accompagnare i figli, significa mezzi di trasporto pieni, significa anche rischio di assembramenti viste le abitudini dei genitori che spesso amano, lasciati i figli, scambiare quattro chiacchiere fuori dal cancello o condividere un caffè al bar prima di affrontare la giornata. La scuola non è pericolosa in sè ma per quello che può girarci intorno.

 

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