Prima giocatore, dopo allenatore anche in A: «Sono un tifoso, spero ancora nella promozione».
Questa è la storia di Alvaro Biagini, uomo d’altri tempi che il calcio lo ha vissuto a 360° e che si racconta tra le pagine del Giornale di Sicilia. Nato a Montecatini Terme ben 85 anni fa, condivide con Gianni Sandri, 87 anni, la palma di rosanero “meno giovane” ancora in attività e con cui giocò nel 1955. Lui che il calcio lo ha vissuto sotto tutte le angolazioni: da calciatore ad allenatore, in tutte le categorie possibili.
Arrivò a Palermo dall’Atalanta nel 1955, a soli diciannove anni. Anni in cui il calcio era sicuramente diverso, racconta infatti di anni duri in cui si guadagnava talmente poco che gli scapoli erano costretti a dormire allo stadio e non venivano apprezzati dalle donne.
E su quest’aspetto aggiunge: “Perché a quei tempi i calciatori erano considerati come i marinai, un anno qui, l’altro in un’altra città, e quanto ho dovuto penare per conquistare la famiglia di Erminia”.
I tempi cambiano ma è proprio alla donna della sua vita, che Biagini, deve tutto e che scomparsa un anno fa ricorda con grande amore.
La sua prima esperienza a Palermo: “Arrivai a Palermo giovanissimo, i miei genitori non mi videro mai giocare. La mia gioia più grande in maglia rosa fu il gol al debutto a Sentimenti IV, l’ex portiere della Juve poi passato al Vicenza. Avevo compagni molto forti. Vernazza aveva un tiro formidabile, ma tecnicamente il più bravo era Gomez. Di cui però non si seppe mai la vera età. A Palermo ho vinto due volte il campionato di Serie B. Sarei voluto restare per sempre ma dopo quattro anni Vilardo mi regalò al Catania. Non so perché, chissà che interessi aveva. Un giornale scrisse: non si capisce perché il Palermo ha venduto Biagini al Catania per un piatto di lenticchie.
A Catania gli anni migliori: “A Catania ho vissuto sei stagioni molto belle, sono stato amato dai tifosi, ho fatto anche il capitano, un anno fui il capocannoniere della squadra ma a
fine carriera ho deciso che la mia città sarebbe stata Palermo“.
La carriera di allenatore di Alvaro Biagini si è consacrata proprio nel capoluogo siciliani: è qui che ha allenato in tutte le categorie. Nel 1972-73 sostituì in panchina Pinardi in A ad otto giornate dal termine. Con la squadra penultima in classifica. Un anno particolare racconta Biagini in cui nonostante gli sforzi di Barbera, i soldi scarseggiavano e la retrocessioni non poté essere evitata.
Fu il vice di Viciani nel 1974, anno della finale di Coppa Italia contro il Bologna, di cui elogia l’aver portato il concetto di calcio corto e l’importanza della preparazione atletica.
Ha allenato la Primavera sino agli Esordienti e visto sbocciare tanti calciatori e le prime scuole calcio a Palermo furore proprio le sue:
“Ho sempre avuto il pallino di insegnare calcio, che è anche educazione e regole di comportamento. Ma oggi anche tra i bambini la competizione è esasperata“.
Un amore per la Sicilia che Alvaro Biagini incarna perfettamente, avendo allenato in quasi tutta la Regione:
“È vero, la Sicilia è una regione bellissima. Ho allenato a Palermo, Catania, Canicattì, Trapani, ricordo il freddo di Enna dove il farmacista voleva fare la formazione. Ricordo anche con piacere Bagheria, una piazza che potrebbe dare molto. Mi ci portò Toti D’Acquisto. Quando portai l’Akragas in ritiro a Todi, l’albergatore mi chiese se
eravamo il dopolavoro dell’azienda del gas. Agrigento è una piazza eccezionale. Ma tutta la Sicilia è un paradiso. Le rivalità sono giuste nel calcio, ma i momenti più belli sono stati quelli quando Palermo, Catania e Messina erano tutte e tre in A. Con gli stadi sempre pieni“.
Ed oggi vedere piazze in Serie C o addirittura scomparse fa male: “Zamparini ha portato il Palermo in alto ma poi è stato cattivo. Non doveva fare quello che ha fatto, perché risalire non sarà facile”.
Se continua a seguire il Palermo? Biagini risponde così: “Lo seguo, faccio il tifo per le maglie rosanero e spero che torni almeno in Serie B. Ma non riesco a vedere le partite, è più forte di me. È un calcio che non mi piace, non è giusto che il Palermo giochi in Serie C“.
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