Eugenio Montale, in una delle più belle poesie della raccolta ‘Ossi di Seppia’, concludeva il suo scritto, ‘Non chiederci la parola’ così: “Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo“.
Azzardare un tale parallelismo sportivo potrebbe sembrar bizzarro, inopportuno. Proviamoci e guardiamo la nostra realtà. Le parole di allenatore e giocatori dopo certe prestazioni note quest’anno sono sempre le stesse, così tanto uguali che a volte non si riesce a comprendere quale stato d’animo possa prevalere: rabbia o rassegnazione. La prima produttiva, la seconda pericolosa.
La rassegnazione abbatte i confini delle emozioni, dell’adrenalina, trascinando il tifoso rosanero in una lenta e apatica agonia che disorienta. Non serve più scagliare il dardo contro qualcuno: è troppo facile e non risolve nulla, perché la situazione che circonda questa squadra è in continuo mutamento. Mercoledì contro la Ternana, primissima della classe, una prestazione combattiva che ha portato anche i più scettici a rivalutare tante cose, oggi, eccezion fatta per un primo tempo sufficiente, per buona parte del match degli uomini che si aggiravano come ombre, senza sapere chi fossero, cosa volessero.
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Se un obiettivo futuro, qualsiasi esso sia, sta alla base di qualunque percorso, ciò che più preoccupa di questa realtà rosanero è proprio la mancanza di un quadro chiaro che possa far capire quale sia l’obiettivo, chi possono essere i protagonisti per raggiungerlo e quali, eventualmente, le figure su cui meno puntare. 22 partite giocate, 22 formazioni cambiate. Altrettanti moduli cambiati, in corso d’opera o meno.
Broh, talentuoso (Castagnini dixit) giovane del Sassuolo arrivato per dar enfasi e qualità al centrocampo, non è ancora pervenuto, a volte è persino difficile dare un voto alle sue prestazioni. Kanoute era quel jolly offensivo che doveva far la differenza e ricoprire tanti diversi ruoli, persino quello da seconda punta. Risultato ad oggi? Qualche cavalcata sulla fascia degna di un ottimo centometrista e qualità tecnica altamente sotto la sufficienza. Somma doveva essere il pilastro della difesa centrale e ha raccolto una caterva di insufficienze, riuscendo difficilmente a capire che tipo di salto qualitativo abbia portato con sé vista la sua esperienza in categorie superiori. Pelagotti, la figura dalle spalle larghe da cui ripartire: ha la responsabilità diretta su almeno 5 gol subiti quest’anno.
Non è colpa di nessuno, o forse è colpa di tutti. Ma adesso non giova più a nessuno ricercare, come ispettori dei servizi segreti, i possibili responsabili di una stagione ad oggi, sportivamente parlando, catastrofica.
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Ma da oggi, potrà sembrare lapalissiano, e forse lo è, bisogna dare una risposta, sul campo sicuramente. Ma anche e soprattutto fuori. Dopo prestazioni, gioco e fraseggio che emulano le peggiori partite disputate nei campi di Serie D, dove le aree di rigore erano più corte, i campi più piccoli, i terreni zozzi, non è credibile sentire dire che ”…bisogna lavorare in settimana’’. Sbrigativo, semplice, riduttivo. Incapace di raggiungere i veri obbiettivi che gli sono stati assegnati e che devono essere più congeniali alla sua natura si ha l’impressione che oggi i rosanero scelgano per lo più di non vedere e di non capire la realtà rifugiandosi in un’esistenza ‘fittizia’ che, se pure li stanca e gli genera insoddisfazione, evita di metterne alla prova le reali capacità risparmiandogli lo sforzo di maturare un giudizio fuori dal detto e ridetto.
Oggi questo Palermo annoia i tifosi, li stanca, li snerva. Che decida di capire chi vuol essere in un campionato che ormai, oggi, non ti permette più di sperare troppo in un futuro che, continuando così, potrebbe impaurire sempre di più.
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Finchè Mirri e Sagramola resteranno a capo della società questa squadra resterà(se tutto vabene) in serie C.
Campo pesante e pioggia, senza l’errore di Pelagotti finiva zero a zero. La società sperava che Boscaglia faceva il miracolo di valorizzare al massimo la rosa a disposizione, volevano fare le nozze con i fichi secchi, non hanno voluto rinforzare l’attacco o forse non hanno i soldi per farlo. Speriamo che Mirri trovi qualche acquirente altrimenti sono guai.
Io non sò quanti anni avete ma sicuramente pochi, prima di Zamparini il Palermo ve lo ricordate oppure no? Dove sta la novità, il calcio è lo specchio della società in cui versa la città intera, non ci sono imprenditori di spessore e siamo ad un livello di civiltà scadente fatevene una ragione