E’ sicuramente un doppio ex di lusso, della sfida che andrà di scena oggi al San Nicola alle ore 15.00 tra Palermo e Bari, Alberto Fontana.
“Bari mi ha fatto diventare grande, Palermo è stata la conclusione di un percorso meraviglioso. Che dolore vederle in C, ma questo momento passerà“.
Parla così alla Gazzetta del Mezzogiorno delle due squadre che più ha nel cuore l’ex portiere rosanero. Con il Bari ha anche vinto tanto Alberto Fontana: una promozione in A, due tornei nella massima categoria, un ulteriore salto dalla A alla B dal 1993 al 1997 (133 presenze, 159 reti subite).
A Palermo ha terminato la carriera con 66 presenze e 84 gol al passivo dal 2006 al 2009. E tra i retroscena che Fontana racconta, c’è quello di un possibile ritorno al Bari nel 2009, su pressione di Antonio Conte, ma non si trovò l’intesa e decise così di smettere.
Racconta così le due esperienze con queste maglie: “In Puglia fu la prima avventura lontano da casa, e mi resi conto di essere arrivato in una piazza stupenda ma anche in un club che voleva essere in alto: il rimpianto è la retrocessione del 1996, quanti episodi controversi ci capitarono! Vorrei tanto rivivere quel torneo con la Var“.
Sul Palermo: “A Palermo, invece, nonostante l’età non verdissima, mi presi la soddisfazione di vivere da titolare campionati che concludevamo ad immediato ridosso delle big“.
Sono piazze che mancano al calcio che conta, ma Fontana fa una differenza:
“Mancano terribilmente al calcio italiano. Ma un distinguo è doveroso: il Bari ha una società non solo solida ma con capacità accertate nel calcio. Il girone C di serie C è maledettamente difficile: bisogna trovare la chiave per uscirne. Il Palermo non ha ancora una chiave così strutturata: un piazzamento play-off è in linea con il processo di crescita del club“.
Sugli stenti della stagione del Bari: “Nel girone d’andata è stato un Bari troppo concentrato alla ricerca del buon gioco e meno sulla concretezza. Con Auteri i biancorossi hanno giocato buone gare ma nei match sporchi hanno perso terreno“.
Con Carrera la storia è simile: “Non devo trovargli alibi ma è arrivato in un momento complesso e con la promozione diretta ormai sfumata. L’ho sentito parlare più volte e condivido il suo pensiero: ora non serve fissarsi su moduli o tatticismi, serve lavorare sulla testa, sul cuore e sulla rabbia. Lui ha le qualità per tirare fuori da questi ragazzi tutte le energie che servono in questo momento“.
Un gruppo spento ora anche sul piano morale… “A volte basta anche uno sguardo. Ricordo gli occhi del grande generale Ingesson quando segnò il gol che ci consentì di battere il Lecce nel derby: fissò tutti negli occhi per farci capire quanto fosse importante quel successo. Scattò in noi una scintilla che ci portò ad una rimonta incredibile, fino ad acciuffare la promozione in A. Chissà anche battere una big come il Palermo può fungere da scossa“.
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