Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, ha rilasciato la seguente intervista ai microfoni di Eleven Sports. Queste le parole di Ghirelli:
“Non sarà semplice riportare il pubblico allo stadio. E’ un anno e mezzo che non c’è e le abitudini sono cambiate. Se si aggiunge la paura che sarà difficile da superare, bisognerà lavorare. Sarà un lavoro di accompagnamento e dovranno essere brave le società a riconquistare i tifosi. Andare allo stadio è un rito e una tradizione, ma non sarà facile. Anche se ci sarà la gioia della normalità e dello stare insieme: ciò che rappresenta il calcio, passare un’ora e mezza o per soffrire o per gioire, però passarla insieme, viverla. Ciò che ci è mancato in un anno e mezzo. Dovrà essere fatto un percorso, visto che la partita col virus è ancora aperta. Gioia, felicità ma anche grande attenzione”.
“Sono state più di 120 le partite rinviate, tra metà ottobre e l’inizio di novembre c’è stato il serio rischio di interrompere il campionato. Le squadre hanno reagito bene, meglio di ciò che si poteva pensare. Abbiamo avuto casi anche durante i play ed è stato molto più complicato gestirli visto il susseguirsi di partite. Penso al caso del Matelica, in cui credo si debba dare atto al Matelica e alle autorità sanitarie di aver gestito con stile una favola. E’ stato dato un segnale molto forte, si è combinato la crescita della società e il rispetto del mondo e degli altri club“.
“La Coppa Italia? Noi la partita l’abbiamo giocata per tutti, anche se io ho difeso la C. La discussione è stata sul valore della Coppa Italia come coppa di tutti, ma allo stesso tempo abbiamo tenuto aperta la porta della competitività. L’importante per noi era che da subito rientrassimo, per dare un segnale. Certo sarebbe stato bello se tutte avessero potuto partecipare. Ma era importante il segnale nella giusta direzione. E’ implicato lavoro e metterci la faccia. Intervenendo nel momento in cui bisognava intervenire siamo riusciti a far capire. Ringrazio la Serie A, la Serie B, il presidente della Federcalcio, i giornalisti, i tifosi: abbiamo mantenuto aperta una prospettiva per tutti”.
“Percorso sostenibilità? Questo deve dare l’identità della nostra Lega di Serie C. Noi siamo responsabilità sociale. Per fare questa operazione dobbiamo portare le società alla sostenibilità economica. Se non hai questa, il lavoro sul territorio perde capacità e voglia di svolgerlo. Io sono contento delle decisioni del Consiglio Federale: alcune delle regole che noi abbiamo sperimentato, come quella dei contratti sopra 1 milione garantiti da fideiussione primaria bancaria. Questo mette in sicurezza le società perché non vanno oltre i costi che possono sostenere. Ora anche la Serie A lo rimodulerà per quanto le riguarda. Ci rafforza nel pensiero che la Lega Pro può essere il laboratorio del calcio italiano”.
“La C come fucina dei giovani talenti? Io credo che sia un compito che ci può contraddistinguere nella nostra mission. Noi esistiamo nel territorio e se diventiamo l’accademia dei talenti del calcio italiano. Non è un lavoro facile: bisogna convincere le società ad andare in questa direzione. Occorrono infrastrutture sportive. Occorrono centri giovanili di formazione. Occorrono i maestri, come allenatori e preparatori atletici. Non è un lavoro semplice, ma ci stiamo provando”.
“Tema riforme? Le riforme sono essenziali. Bisogna stare attenti sul meccanismo delle riforme sui tempi. Sono 60 anni che non se ne fanno. L’unica l’abbiamo fatta noi, ma non è stata una grandissima riforma: siamo passati solo da 90 a 60. Siamo gli unici. Il problema è che non risolviamo il problema se non ragioniamo a sistema. Bisogna ragionare anche sui playoff, ma prima di tutto sulla formula del campionato, ponendoci una semplice domanda: perché quando si svolgevano le partite con il pubblico durante il campionato la stessa partita aveva X spettatori e nei playoff lo stadio era pieno? Significa che la formula del campionato deve essere rivisitata. Anche la formula dei playoff provando a dare più spettacolarità e decisionalità del terreno di gioco. Se vogliamo attrarre ragazzi e ragazze, dobbiamo avere la consapevolezza che dobbiamo confrontarci con un calcio che chiede di essere innovato”.
“Quanto è importante un partner digitale? Torno a dieci anni fa, fummo i primi a ragionare sullo streaming. Per le squadre di C spesso i giovani neanche sanno di avere una squadra di calcio che militi in questo campionato. Ragionammo come noi dovessimo adeguarci ai loro desiderata. Se vuoi incrociare i giovani devi andare sullo streaming, costruendo un approccio che sia la passione, un racconto e poi portarli al calcio. Per noi OTT è la Serie C”.
LEGGI ANCHE
Palermo, è stato bello ma ora viene il difficile
Palermo punito da un picciotto. Festa Avellino, addio sogno B
“La battaglia di un gruppo che non smetterà di correre”, Palermo saluta i play-off
SEGUICI SU FACEBOOK | INSTAGRAM | TWITTER
Altre News
“Solo la maglia”: lo striscione della Curva Nord esposto a Reggio Emilia
Dionisi: “Non credo si sia vista la differenza di classifica”
Grosso: “Palermo? È stata una gara difficile, otterranno quello che vogliono”