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Euro 2020, Wembley e la variante Delta, situazione sostenibile?

Nonostante la diffusione della variante Delta nel Regno Unito, la UEFA resta nella posizione di far giocare comunque la Final Four di Euro 2020 a Wembley. Come sottolinea La Gazzetta dello Sport, i contagi aumentano (sono 20mila nelle ultime 24h), per quella che si potrebbe considerare la terza ondata Covid. L’istituzione europea del calcio non è nuova a questo tipo di situazioni. Permise, infatti, di far giocare col pubblico un Liverpool-Atletico Madrid di Champions League a marzo 2020. In quel periodo, il virus stava incominciando ad espandersi e, secondo una ricerca universitaria inglese, quella partita provocò 54 morti.

La situazione oggi è diversa, con la campagna vaccinale che continua. L’64,6% della popolazione inglese ha ricevuto la prima dose, mentre il 48,2% ha completato il ciclo con la seconda. C’è da dire, però, che il governo ha tardato nel sospendere i collegamenti aerei con l’India, paese sorgente della variante Delta. E adesso, Londra si appresterà a breve di ospitare le semifinale e la finale dell’Europeo con 60mila spettatori a partita. Ciò vuol dire che in cinque giorni si ammasseranno ben 180mila persone nella stessa zona. Intanto, l’Inghilterra giocherà a Roma il quarto di finale con l’Ucraina. Come ricorda la Regione Lazio, i tifosi che verranno dalla Gran Bretagna dovranno trascorrere un periodo di quarantena della durata di 5 giorni.

Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia dell’Università di Padova, propone di riflettere proprio sulla capienza dell’impianto, dato che la variante “ha una capacità di trasmissione esplosiva“. Un’ipotesi, scrive La Gazzetta dello Sport, sarebbe quella di spostare le due semifinali a Monaco di Baviera e Roma e mantenere la finalissima a Wembley.